Il Cavaliere: “Ricandiderò solo il 10%” E nel Pdl è già scattato il big bang
ROMA. — La doccia fredda scende sui 206 deputati e 126 senatori pidiellini all’ora della sveglia. Con la telefonata di Silvio Berlusconi a “Mattino5” che gela le ambizioni di ricandidatura. «Solo il 10 per cento dei parlamentari attuali sarà confermato», preannuncia, salvo poi correggere il tiro col consueto comunicato di Palazzo Grazioli. Ma il pallottoliere implacabile si era già acceso: soli 32 riammessi alla corsa, il resto tutti a casa. A Montecitorio e Palazzo Madama è stata una giornata da panico tra i berlusconiani, ormai in preda alla «sindrome da 10 per cento», versione pidiellina della rottamazione.
Il Cavaliere è stato chiaro: «Abbiamo deciso di presentare un movimento con una forte immissione di forze nuove». E giù la ripartizione: «Il 50 per cento preso dal mondo del lavoro e delle professioni, il 20 dagli amministratori locali, il 20 da volti nuovi del mondo della cultura e dell’arte, il
10 dagli attuali parlamentari». La nota poi preciserà che nel 50 dei “lavoratori” saranno compresi tutti quei parlamentari che hanno un’occupazione e non sono politici di professione. Ma cambia poco. La selezione, tutti sanno, sarà brutale. Schiere di giovani amministratori e di donne sono state già contattate. Lista delle “tre rose” si chiamerebbe quella femminile apparentata. Le esternazioni del Cav hanno avuto l’effetto della miccia. Sommate alle prese di distanza della Cei e alle condanne da tutta Europa alla ridiscesa in campo hanno scatenato il big bang dentro il Pdl.
I cattolici, ciellini in testa, tra i più attivi in queste ore. Di loro iniziativa la kermesse organizzata per domenica al Teatro Olimpico di Roma. Gianni Alemanno e il senatore Andrea Augello e i parlamentari vicini al sindaco di Roma sono tra gli sponsor. Ma in prima fila c’è l’ex ministro Maurizio Sacconi e i ciellini doc Maurizio Lupi, Mario Mauro — ieri nell’occhio del ciclone per lo strappo della delegazione Pdl a Bruxelles — l’ex governatore lombardo Formigoni e Eugenia Roccella. Incontrerà oggi i promotori per capire le prospettive, prima di aderire, anche Gaetano Quagliariello. Invitato Raffaele Fitto, che da giorni diserta Montecitorio e tace. Faccia a faccia oggi tra Alemanno e Berlusconi ma difficile che il sindaco receda. A cosa puntano? Chi lavora al cantiere spiega che il gruppo è «pronto a sostenere un impegno diretto di Monti, se il premier
farà un passo avanti, tanto più se alternativo alla sinistra». Anzi, in quel caso — è l’azzardo rilanciato da un big — «tutto il Pdl potrebbe schierarsi su questa linea e Berlusconi sarebbe disposto a ritirare la sua candidatura». Un azzardo, appunto, di questi tempi. Nel partito c’è chi ci crede.
Ci crede poco Mario Mauro, capodelegazione a Strasburgo, che ha ormai preso le distanze da Berlusconi come il capogruppo Ppe Daul. Licia Ronzulli ne ha a Mauro di dimettersi, ma a parte lei, Barbara Matera e Alfredo Pallone
rimasti fedeli al leader, si sono schierati col capogruppo tutti gli altri 22 della delegazione Pdl. Che dunque in Europa esce di fatto dall’orbita berlusconiana. Domani l’ex premier parteciperà al vertice dei leader Ppe e cercherà di ricucire. Ma la linea è quella che anche l’ex ministro Franco Frattini spiegava ieri sera in tv: «Faccio parte del Ppe, non potrei condividere un programma in contrasto con l’Europa e la Germania ». Pisanu e altri senatori hanno ormai imboccato la strada che porta a Monti, ma passando
per Casini e Montezemolo. Altra storia gli ex An. Questa sera riunione operativa per dar vita a “Centrodestra nazionale”. La Russa avrebbe convinto un riottoso Gasparri e questa mattina incontrerà Giorgia Meloni (che a sua volta terrà domenica un’altra iniziativa pubblica con Crosetto) per coinvolgere anche lei. Ci sono già Beccalossi e Corsaro, Lanfranco e Cannella, Porcu e Ciccioli, tra gli altri. Matteoli no, resterà con Berlusconi, fosse pure in Forza Italia.
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