Il Cavaliere prima attacca poi telefona

by Sergio Segio | 28 Dicembre 2012 8:26

Loading

MILANO — Lo schiaffo e la carezza. Berlusconi continua il pressing su Albertini per cercare di risolvere il caso Lombardia. Ieri il Cavaliere ha sfoggiato tutto lo spettro dei metodi persuasivi: prima, ha spiegato piuttosto stizzito a Uno Mattina di considerare il comportamento dell’ex sindaco «francamente inaccettabile e incomprensibile», rinfacciandogli di essere stato eletto con i voti del Pdl. Poi lo ha cercato al telefono e, con toni questa volta concilianti e affettuosi, gli ha spiegato in serata il gravissimo danno che farebbe a tutto il centrodestra ostinandosi a candidarsi per il posto di Governatore, facendo saltare gli spirali ancora aperti (di spiragli, comunque si tratta) per l’accordo con la Lega.
Ma Albertini non recede di un passo, anzi: «Per me resta valido quello che gli ho scritto il 22 dicembre (nella lettera con cui aveva rifiutato l’offerta di candidatura come capolista del Pdl nel collegio del Senato, ndr) e nel frattempo non è cambiato nulla. Anzi, il dato in più mi pare sia che i leghisti non abbiano nessuna intenzione di sostenere questo rapporto “contro natura” con il Pdl». In realtà , c’è anche un altro aspetto che sta emergendo in queste ultime ore, nelle quali si intensificano le trattative per trovare una soluzione al rebus del centrodestra, in vista delle elezioni regionali: da più parti si insiste infatti sulla possibilità  che Roberto Formigoni, primo sostenitore della corsa di Albertini, nel caso di spaccatura potrebbe ripensare alla propria posizione e restare allineato al Pdl. L’ex sindaco non pare preoccupato: «Sto sentendo Formigoni molto spesso e mi pare anche lui molto deciso a continuare con il nostro progetto». A giorni, tra l’altro, il Governatore uscente potrebbe presentare lista e simbolo della formazione Lombardia Popolare che ha visionato giusto ieri (dopo che in consiglio regionale è stato costituito un gruppo con questa denominazione da tre ex pdl, due dei quali non appartengono all’area ciellina).
E non è finita qui: l’operazione lombarda di Albertini, strettamente connessa con quella romana di Monti, sta creando una divisione all’interno del gruppo di politici che si riconosce nel movimento di Comunione e Liberazione. Se dunque l’europarlamentare Mario Mauro pare addirittura pronto allo strappo e si è presentato al fianco di Albertini alla presentazione del suo nuovo movimento, il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi è più cauto e guarda con favore alla possibilità  di appoggiare in Lombardia Roberto Maroni, per garantire l’asse nazionale con la Lega. Spaccatura inevitabile? Proprio ieri, Formigoni si è affidato ad un tweet per rassicurare sul fatto che sta «assiduamente lavorando per costruire unità » all’interno di Rete Italia.
Una via d’uscita, molti ciellini l’avrebbero già  individuata: la Lega rifiuta l’accordo con il Pdl a livello nazionale e il Pdl sceglie a quel punto di tornare a sostenere Albertini. Due risultati in uno: si resta nel Pdl, ma ci si stacca dal Carroccio. Il coordinatore lombardo del Pdl, Mario Mantovani, è categorico: «Noi lavoreremo fino all’ultimo per confermare l’alleanza con la Lega e mi auguro che Albertini rifletta su quanto sia dannosa la sua candidatura e il suo veto sulla Lega, il cui unico risultato sarà  quello di consegnare la Regione al centrosinistra». Quanto ai leghisti, insiste Mantovani, «devono scegliere fra il rischio di sparire e le garanzie che sta dando loro Silvio Berlusconi».
Si rivolge all’ex sindaco anche l’ex ministro Mariastella Gelmini, che si dice «molto dispiaciuta per come Albertini ha rappresentato l’offerta che gli ha fatto Berlusconi. Nessuno pensa di comprarlo: il Pdl vuole solo valorizzarlo cercando allo stesso tempo di risolvere una situazione che potrebbe portare alla rottura di un’alleanza».
Ma l’ultima parola arriverà  dai leghisti. Ieri ci sono stati incontri in via Bellerio, come ha fatto sapere il segretario della Lega Lombarda Matteo Salvini, per conoscere esponenti della società  civile, del mondo del volontariato e delle associazioni e proseguire nella costruzione di altre liste civiche. E sempre più dirigenti insistono perché si opti per la corsa isolata del Carroccio in Lombardia: Roberto Maroni candidato al Pirellone, insomma, senza accordi il Pdl nè al Nord nè a Roma. La campagna elettorale continua.

Post Views: 161

Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2012/12/il-cavaliere-prima-attacca-poi-telefona/