by Sergio Segio | 15 Dicembre 2012 9:18
Ecco, allora, che le amministrazioni penitenziarie stipulano contratti di telefonia all’interno delle prigioni prevedendo una “commissione”, in percentuale sul guadagno o secondo una quota fissa, a loro favore da parte delle compagnie fornitrici del servizio. Gli uffici dell’accusa, invece, si accordano con le società di riscossione crediti per aggredire i debitori di Walmart, Target, Safeway, o di altri grandi magazzini, e per condannarli senza processo e senza la formulazione di un’accusa alla pena alternativa della partecipazione – a pagamento – a classi di financial accountability, da cui anche l’ufficio pubblico trarrà un piccolo guadagno.
Difficile dire quale delle due pratiche sia più odiosa, se quella di uno stato che divide i profitti con una compagnia telefonica ai danni dei carcerati e delle loro famiglie che pagano prezzi per una telefonata fino a cinque volte più alti del normale, oppure quella di uno stato che veste la locale Equitalia addirittura dei panni del pubblico ministero e del giudice penale in un colpo solo, per fare paura ai piccoli debitori delle grandi catene della distribuzione commerciale e costringerli a pagare somme molto più alte del dovuto,che, per l’eccedenza rispetto al debito, finiranno nelle tasche dei partner dello scellerato sodalizio. Per stabilire il triste primato occorre osservare le due pratiche più da vicino: una breve descrizione consentirà a chi legge di farsi un’idea di come pubblico e privato possano lavorare insieme per il profitto e contro la collettività .
Tre grandi compagnie monopolizzano oggi la telefonia carceraria negli Stati Uniti, si tratta di Securus Technologies,CenturyLink e Global Tel Link, l’ultima delle quali, venduta l’anno scorso da Goldman Sachs ad American Securities per la cifra di 1 miliardo di dollari (con un guadagno netto di 655 milioni di dollari in due anni), detiene contratti con le amministrazioni penitenziarie che coinvolgono il 57% dell’intera popolazione carceraria. Il monopolio è ottenuto grazie a una scelta operata dalle amministrazioni che privilegia fra i vari offerenti la compagnia che promette loro la più alta commissione (alias tangente), che, se in percentuale sul profitto, varia fra il 15% e il 60% . I prezzi delle telefonate fra prigionieri e familiari sono conseguentemente fortemente gonfiati e il costo finale ricade su chi già soffre per la detenzione di un caro, con cui non ha normalmente altri contatti che non siano telefonici, data la forte distanza geografica che spesso li separa e lo scarso alfabetismo che contraddistingue chi sta in prigione. Il mantenimento dei legami familiari attraverso le telefonate è, però, interesse anche della collettività tutta, giacché è noto come il detenuto che conservi un rapporto con la famiglia tenda al suo rilascio a ricadere assai meno nel reato.
Il secondo esempio di partenariato scellerato fra pubblico e privato coinvolge le procure statunitensi che in combutta con due agenzie private di riscossione crediti, la Californiana Corrective Solutions e la Bounce Back del Missouri, fanno profitti sui crediti, gonfiati e riscossi, di grandi catene commerciali. 300 contratti legano oggi gli uffici dei pm statunitensi alle suddette agenzie di riscossione crediti, le quali raggiungono,con lettere su carta intesta dell’ufficio dell’accusa che a ciò le autorizza, circa 1 milione di piccoli debitori l’anno, responsabili di aver pagato con assegni scoperti i loro acquisti. Le missive, a firma del procuratore, minacciano di pena detentiva chi non paghi non solamente il debito e i costi di riscossione annessi, ma altresì l’iscrizione a un corso di responsabilità finanziaria i cui profitti saranno divisi fra l’agenzia e l’ufficio dell’accusa. Il debitore si ritrova così ad accettare una pena alternativa alla prigione per un reato di truffa che non gli è mai stato contestato formalmente e per il quale nessun giudice lo ha mai condannato e né mai probabilmente lo condannerebbe. «Le agenzie restituiscono migliaia di dollari ai commercianti senza che i contribuenti siano gravati dei costi di un eventuale procedimento» si difendono gli uffici delle procure. D’altronde, l’accertamento della colpevolezza è da tempo un lusso nella patria del plea bargaining, che con la pratica del partenariato fra agenzie di riscossione crediti e uffici dell’accusa muove soltanto un passo ulteriore nella direzione della privatizzazione della giustizia, che del patteggiamento costituisce la logica. E di quale giustizia si tratti può ben dirlo Angela Yartz, ragazza madre, che per aver firmato un assegno scoperto di 47 dollari e 95 centesimi per una spesa effettuata da Walmart, si è vista recapitare una lettera firmata dal procuratore della contea di Alameda, ma in realtà proveniente dalla Corrective Solutions, che minacciava di applicarle la pena detentiva di un anno qualora non avesse pagato 280 dollari di cui 180 per la frequenza ad un corso di responsabilità finanziaria.
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