“I ricchi paghino di più” l’ultimatum di Obama per evitare la recessione

by Sergio Segio | 30 Dicembre 2012 7:20

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NEW YORK — Per ridurre il deficit e far crescere l’economia — ricorda Barack Obama a un’America ormai sul ciglio del fiscal cliff, il “burrone fiscale” — occorre «che gli americani più ricchi paghino un po’ di più». Non è certo la prima volta che il presidente punta il dito verso la crescente ineguaglianza economica del paese: dal discorso che fece del dicembre 2011 a Osawatomie, nel Kansas, fino alle ultime battute della campagna elettorale, Obama si è sempre schierato a favore di un riequilibrio socio-economico. E ora insiste: ogni soluzione al fiscal cliff, su cui stanno lavorando i leader del Senato, deve prevedere un inasprimento fiscale per i ceti più abbienti.
Ma a che livello devono essere fissate le aliquote massime, che ora sono al 35 per cento e rischiano di tornare domani notte al 39,5? E soprattutto, chi deve essere penalizzato: tutti i redditi superiori ai 250mila dollari all’anno, come vorrebbe la Casa Bianca, o solo quelli di più di 500mila come chiedono alcuni repubblicani, pur sapendo che molti nel partito sono pregiudizialmente contrari a qualsiasi incremento delle tasse, persino sui redditi superiore al milione?
Proprio su queste domande si concentra la “missione impossibile” dei due leader del Senato, il democratico Harry Reid e il repubblicano Mitch McConnell. Avvalendosi della lunga esperienza parlamentare, i due stanno cercando in queste ore di trovare un compromesso legislativo che eviti il “precipizio fiscale”. I democratici sarebbero pronti a fare concessioni, ma il tempo stringe. Senza un accordo, infatti, scatteranno le drastiche misure anti- debito decise l’anno scorso: incrementi del fisco e tagli automatici alle spese pubbliche per un totale di 600 miliardi di dollari, che rischiano di riportare gli Stati Uniti nella recessione.
«Non possiamo autoinfliggerci una ferita proprio quando l’economia mostra segni di ripresa », ha detto sempre ieri Obama. E il tentativo di Reid e McConnell è di trovare una miniintesa bipartisan da sottoporre al voto del Senato già  da stasera. In mancanza di una soluzione concordata, la Casa Bianca ha già  chiesto che venga messa ai voti la sua proposta: sconti fiscali per i redditi fino a 250mila dollari (ma non per gli altri), estensione dei sussidi di disoccupazione, avvio dei negoziati per la riduzione della spesa pubblica. Obama è convinto che questa mini-proposta passerebbe con i voti dei due schieramenti. Ma è anche un modo, il suo, di far pressione sui repubblicani: che già  vengono additati dall’opinione pubblica come i maggiori responsabili del caos di questi giorni, che già  subiscono i ricatti di multinazionali come la Lockheed, preoccupate dell’impatto del fiscal cliff sulle loro commesse, e che si trovano a dover scegliere tra due opzioni sgradite: il rialzo delle tasse per i più abbienti (la loro base elettorale) e il caos nei conti pubblici e sui mercati finanziari.

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