I miracoli elettorali del grande illusionista

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Se ne può chiedere dolorante conferma a Occhetto, a Veltroni, a Rutelli e anche al professor Prodi che nel 2006 sembrava avesse stravinto, e invece in quella interminabile notte ebbe paura, come tutti gli elettori del centrosinistra, che la più pazzesca rimonta della Cdl riportasse di slancio Berlusconi al primo posto. Ancora una settimana di invasioni televisive, manifestazioni affettive, maledizioni psico-emotive e con la dovuta complicità  degli errori della sinistra, che s’era messa a invocare più tasse, il sorpasso, per non dire lo sfondamento, sarebbe stato ineluttabile.
Garantì allora bonus-bebè alle mamme e carte-oro ai pensionati, cui pure fece intravedere dentiere gratis (“Operazione Sorriso”) e perfino un cagnolino, pure gratis.
Nell’arco di un mese si proclamò Napoleone, Giustiniano, Churchill e Gesù. Fece visita a un giovane uscito dal coma, sembra ascoltando una sua perorazione su nastro. Fece capire che il gasolio arrivava grazie all’amicizia con Putin e incurante delle proteste diplomatiche arrivò ad accusare i comunisti, nel caso specifico cinesi, di utilizzare i bambini come concime nei campi. In un empito di intimità  disse (a un sacerdote sardo) che praticava una forma di astinenza sessuale, una sorta di offerta votiva pre-elettorale e pur afflitto da una terribile sciatalgia lombare, durante un talk-show scattò in piedi riempiendo d’improperi Diego Della Valle. E pareggiò una partita che era persa.
Non gli mancano l’esperienza, la tempra, il tempismo e specialissime male arti che in queste occasioni diventano buonissime.
Guarda caso, ha fatto partire l’odierna campagna proprio nel momento in cui gli italiani debbono pagare l’Imu, salatissima. E’ questa la sua quattordicesima campagna elettorale, essendosi battuto in cinque elezioni politiche, quattro europee e quattro regionali. Un record che gli impone la corona spettante a uno dei più grandi affabulatori del mondo.
Ha promesso le grandi opere, il ponte di Messina, meno tasse per tutti, perfino la vittoria sul cancro. L’imperatore degli illusionisti, certo, ma pur sempre il numero uno. Il più grande cinico specialista delle emozioni; uno straordinario tecnico del consenso al quale si deve il seguente motto, terrificante nella sua efficacia predatoria: “Se un messaggio pubblicitario impiega più di tre secondi per essere capito, vuol dire che non è chiaro, se non addirittura sbagliato”. Questo consigliava ai suoi venditori Berlusconi quando il fondatore di Twitter, Jack Dorsey, era ancora alla scuola materna.
Non ha paura di niente e di niente si vergogna. Nel 2008 ha aperto un comizio parlando per sette minuti di Mamma Rosa, che se n’era appena andata, e ha concluso: “Giovani, state vicini alle vostre mamme!”. Nel corso del ventennio ha regalato telefilm, euro-convertitori, opuscoli apologetici sulla sua vita, ma anche pacchi di pasta. Nel 1994 si è offerto come se fosse già  presidente; l’ultima volta si è consentito il lusso di aggiungere: “La mia condanna è definitiva: dovrò fare il presidente del Consiglio”.
In primavera è uscito un libro, comprensibilmente patinato e illustrato, che gli ultimi sviluppi rendono molto più interessante di quanto fosse apparso allora. S’intitola: “Come Berlusconi ha cambiato le campagne elettorali in Italia” e l’hanno scritto l’onorevole Antonio Palmieri, responsabile Internet del Pdl, e altri tre tecnici di marketing politico — Gianni Comolli, Cesare Priori e Massimo Maria Piana — le cui competenze sono state al servizio del partitoazienda fin dai tempi dalla discesa in campo. Berlusconi firma una prefazione niente affatto di circostanza che si conclude: “Ne abbiamo pensate e realizzate tante e, come dimostra la nuova, grande avventura del Pdl, non intendiamo fermarci qui…”.
In quelle pagine, più che la teoria, c’è la storia, l’evoluzione e soprattutto la pratica che ha rivoluzionato le forme e in qualche modo l’arte della politica e anche del potere. Dai fondali dei comizi con cielo & nuvolette al Contratto con gli italiani, dall’uso dei sondaggi a quello degli inni e degli spot nelle loro molteplici versioni, dal kit del candidato all’opuscolo-fotoromanzo, dalla nave “Azzurra” al “presidente operaio” fino al premio “Berluskaiser” per i migliori taroccamenti on line, ecco, il marketing si celebra con l’orgoglio di chi non solo ha fatto sembrare di colpo la propaganda degli avversari ferma all’età  delle pietra, ma nell’arco di un ventennio li ha spinti a scimmiottarla, a farla propria, a estenderla, magari adesso anche a rinnovarla.
E quindi attenti. Perché l’odierno Berlusconi sarà  vecchio, sarà  bollito, sarà  finito, sarà  in bolletta con le banche, magari sarà  anche condannato per prostituzione minorile. Ma rimane Berlusconi, e fino a prova contraria in campagna elettorale non c’è (ancora) politico che possa mangiargli nel piattino o piattone che sia.


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