Hollande e il governo traballano sull’«acciao»

by Sergio Segio | 7 Dicembre 2012 16:27

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PARIGI. Nazionalizzazione a parole arma spuntata. Sindacati in rivolta, gli operai occupano i siti Gli operai dell’acciaieria di Fos-sur-Mer (Marsiglia), hanno bloccato ieri l’entrata del sito, in solidarietà  con i colleghi di Florange. Qui, nel pomeriggio è stata annunciata l’occupazione degli altiforni, gli ultimi due della Lorena, fermi rispettivamente da giugno e settembre 2011, per impedire la chiusura del gas che segnerebbe la chiusura definitiva. Nella fabbrica Mittal di Basse-Indre, sulla costa atlantica, è stato proclamato uno sciopero da lunedì, perché temono di perdere la produzione di lattine per bibite e conserve, che potrebbe passare a Florange, in nome dell’accordo raggiunto alla fine della scorsa settimana. L’indomani dell’incontro a Matignon tra il primo ministro Jean-Marc Ayrault e i rappresentanti sindacali di Florange, l’inquietudine cresce sul futuro dell’acciaieria Mittal in Lorena e su quello del gruppo in generale, che in Francia occupa 20mila persone. Ieri, la Commissione di Bruxelles ha confermato la notizia che già  correva da alcuni giorni: il gruppo Mittal ha ritirato la candidatura di Florange per ottenere il progetto europeo Ulcos, un sistema sperimentale di produzione dell’acciaio non inquinante. Per Mittal, ci sono «difficoltà  tecniche». Immediata la reazione degli operai: «è incomprensibile – affermano alla Cfdt – non si scoprono problemi tecnici a dieci giorni dalla decisione». Ayrault aveva affermato di aver accettato l’accordo con Mittal, rinunciando alla nazionalizzazione temporanea del sito, proprio grazie alla promessa di un rilancio con il programma Ulcos. «Ayrault ci ha detto che se Mittal non avesse rispettato gli impegni, avrebbe ritirato fuori l’arma della nazionalizzazione, adesso la palla è nel suo campo», sostiene Jean-Marc Vécrin della Cfdt. «Il governo ha ora la prova che Mittal mente», aggiunge Walter Broccoli di Force ouvrière.
Per il governo, Florange si sta trasformando in una bomba politica. I sindacati accusano Ayraut di «tradimento». Il ministro del Rilancio produttivo, Arnaud Montebourg, che aveva proposto ad alta voce la nazionalizzazione temporanea ed accusato Mittal di usare metodi non accettabili in Francia, ha minacciato le dimissioni. Nel governo, alcuni ministri – a cominciare da Aurélie Filippetti, ministra della cultura e a lungo deputata della Mosella – accusano Mittal di «mentire». Hollande, per ora, tace. Ma il governo traballa e sopravvive soprattutto perché la destra è impantanata nella lotta tra capi dell’Ump, Franà§ois Fillon contro Jean-Franà§ois Copé. Franà§ois Hollande in campagna elettorale aveva parlato del fallimento di Sarkozy a Gandrange, altro sito Mittal in Lorena, ormai chiuso, ma che l’ex presidente aveva promesso di tenere aperto.
Ayrault ha difeso di fronte ai sindacalisti di Florange l’accordo firmato con Mittal. L’intesa «non è negoziabile» ha detto il primo ministro, sottolineando il suo punto forte: «Non c’è piano di licenziamenti», i 629 operai degli altiforni, saranno collocati in altre mansioni del gruppo. Ma l’accordo è minimo: sui 180 milioni promessi da Mittal per Florange, solo 53 saranno destinati ad investimenti, mentre il resto servirà  per la manutenzione. Con il progetto Ulcos sarebbero arrivati 400 milioni dalla Ue, che uniti a un finanziamento pubblico avrebbero salvato il sito. Ma adesso l’ipotesi è tramontata. Ayrault vuole ancora credere che ci sarà  un Ulcos II, cioè un nuovo programma Ue di ricerca sulla produzione non inquinante e che Florange potrà  ottenerlo. Ma gli operai ormai non credono più a nessuno. Gli scioperi e le occupazioni aprono un nuovo capitolo. Ayrault è con le spalle al muro. La delusione verso la sinistra di governo, incapace di agire, cresce nel paese. Montebourg ha parlato molto, arrivando a promettere la nazionalizzazione a Florange. Ma finora non è riuscito a bloccare nessuna ristrutturazione, da Peugeot ai polli Doux (con la sola parziale eccezione di Sanofi), per rilanciare l’industria in Francia, che ha perso 700mila posti di lavoro negli ultimi dieci anni, mentre la disoccupazione supera i 3 milioni.

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