Gamberale domina il risiko degli aeroporti

by Sergio Segio | 28 Dicembre 2012 8:20

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MILANO — Alla faccia del settore in crisi. Gli aeroporti italiani fanno gola e con gli enti pubblici proprietari a caccia di fondi per evitare il dissesto dei bilanci, sono diventati occasioni di acquisto molto interessanti per i privati. A cavallo delle feste di Natale, ben due aste sono state aggiudicate, con l’ingresso di un nuovo protagonista e la conferma di un attore di primo piano in quello che è già  stato definito il risiko degli aeroporti.
Il 24 dicembre, il Comune di Venezia ha annunciato di aver ceduto il 14% della Save, la società  di gestione degli scali di Venezia e Treviso a una società  controllata dal fondo di investimento Amber per una cifra che si aggira sui 50 milioni di euro. Ieri a muovere è stata la volta la Provincia di Milano che ha venduto il 14,53% della Sea (cui fanno capo Linate, Malpensa e il 49% di Bergamo-Orio al Serio) al fondo di investimento F2i, guidato dall’ex manager pubblico Vito Gamberale. Lo stesso Gamberale, sempre ieri, ha comprato il 24,4% di Torino Caselle dal gruppo Benetton, salendo al 52% dello scalo piemontese e candidandosi a perno di un nuovo polo aeroportuale attorno cui ruotano anche gli scali di Napoli, Firenze e Bologna.
A Milano, F2i, partecipato da banche, casse professionali e dalla Cdp, è stato l’unico partecipante alla gara. per cui ha potuto permettersi di offrire quasi il 10% in meno della base d’asta: pagherà  147 milioni contro i 160 chiesti dalla Provincia. Il fatto che non ci fossero avversari non deve sorprendere: F2i possiede già  il 29,53% del capitale di Sea, rilevato un anno fa dalla giunta milanese guidata dal sindaco Giuliano Pisapia. Gamberale ora sale al 44% e diventa a tutti gli effetti un socio industriale più che finanziario. E per far crescere soprattutto Malpensa i due azionisti dovranno dimenticare le polemiche che hanno accompagnato il fallimento della quotazione di Sea in Borsa, soltanto poche settimane fa.
La grande partita per il futuro degli aeroporti tricolori parte così con due chiari protagonisti. Gamberale da una parte, che con il suo fondo gestisce già  da anni con successo Napoli Capodichino, e la famiglia Benetton, che malgrado il disimpegno da Torino ha in portafoglio Gemina e Adr.
Fiumicino tra l’altro ha trovato sotto l’albero di Natale un regalo che aspettava da tempo: la firma della presidenza del consiglio sotto il contratto di programma che gli consentirà  di ritoccare le tasse aeroportuali per avviare nuovi investimenti. Gemina non a caso ha messo a segno a Piazza Affari ieri un balzo del 32%, trascinando all’insù anche le azioni della Save (+7%). Le difficoltà  degli enti locali alle prese con il patto di stabilità  non sono l’unica ragione delle fibrillazioni del settore. Nei prossimi anni, infatti, il sistema aeroportuale tricolore dovrebbe andare incontro a una grande ristrutturazione. Il piano del governo Monti, preparato da Enac e OneWorks, prevede la chiusura di una trentina di aeroporti minori (su 60 in tutto) per razionalizzare il traffico aereo e “rottamare” i micro-scale che bruciano milioni di euro di soldi pubblici ogni anno, aperti solo per le resistenze di campanile delle realtà  locali.

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