Foto con pugno chiuso: è da stadio, non da Pci

by Sergio Segio | 5 Dicembre 2012 7:26

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ROMA — C’è una fotografia che, nei dintorni del Pd, è diventata ormai un caso, piccolo ma sfizioso assai.
Nell’album dei ricordi la foto è all’ultima pagina: domenica sera, cinema Capranica, palco, la gran festa per la vittoria di Bersani, con lui che, raggiante per come può essere raggiante Bersani, si tiene abbracciato allo staff del suo comitato.
Alessandra Moretti (portavoce). Roberto Speranza (coordinatore). Tommaso Giuntella (coordinatore dei giovani).
Sarebbe solo una bella foto ricordo non fosse che i tre sopracitati bersaniani, felici e sorridenti, alzano il braccio con il pugno chiuso. Proprio così: nella bolgia, tra gli evviva e gli applausi, loro se ne stavano con i loro tre pugni sfacciatamente chiusi alla vecchia maniera.
Nostalgia?
Gesto di circostanza?
Gaffe?
Il caso è aperto (e poi vedremo come il Pd stia cercando di buttarla un po’ sul ridere, aprendo il suo sito online con una sparata d’immagini di personaggi celebri che pure stringono il pugno e il titolo, comprensivo di video, d’una celebre canzone di Adriano Celentano, «Una carezza in un pugno»).
Però nella storia personale di Bersani, il pugno chiuso ha un significato ben preciso.
«No no, guardi… non c’era niente di comunista in quel mio pugno chiuso…» (voce di Alessandra Moretti piuttosto seccata)
Sarà .
«Sarà  cosa? Quel gesto era solo pieno di felicità , esultanza, vittoria…».
E nient’altro?
«Nient’altro».
Non c’era nemmeno un filino di comunismo, magari per puro opportunismo?
«No, escluso: niente comunismo. Anche se…».
Coraggio…
«No, dico: non è mica che poi la parola comunista mi spaventi, eh?».
La Moretti avrebbe preferito tacere (dice che stava preparando la sua partecipazione alla puntata di Ballarò, «non ho tempo, scusi ma devo studiare», certi documenti da studiare li aveva portati l’economista Stefano Fassina, «alla tivù è sempre dura», perché poi non basta avere lo sguardo — magnifico — di Carole Bouquet).
Roberto Speranza è un po’ più rilassato, ma anche lui inizia facendo quello piuttosto sorpreso (lui, tra l’altro, a differenza di Moretti, che nelle elezioni provinciali del 2007, a Vicenza, sostenne Giorgio Carollo, ex coordinatore regionale di Forza Italia, viene da una storia tutta di sinistra, essendo stato prima nel movimento studentesco e poi, nei Ds, presidente nazionale della Sinistra giovanile).
«Sul serio è così importante sapere il significato di quel pungo chiuso?».
Importante, no: interessante, però, sì.
«Ho stretto il pugno per genuina e spontanea esultanza. Tutto qui».
Lei pensa che…
«Io trovo singolare che, all’indomani di una grande vittoria, si sia aperta una simile discussione e…».
No, guardi, non c’è dibattito: però quella foto, in qualche modo, ha colpito l’immaginario di molti.
«Vabbé, comunque non dovete dargli una connotazione politica, assolutamente no… Capito? As-so-lu-ta-men-te!».
Sì sì, va bene: ma davvero è così grave chiederle se c’era qualcosa di comunista in quel pugno chiuso?
«Non è grave, è fuori luogo! Sa cosa ha scritto su Twitter Tommaso Giuntella? Che lui esulta in quel modo, e cioè con il pugno chiuso, ogni volta che segna Totti allo stadio e ogni volta che segna lui, personalmente, in parrocchia, sul campetto dell’oratorio…».
Malcelato nervosismo. Al partito però smussano, capiscono che il caso può diventare inutilmente spinosetto, e così pubblicano una serie d’immagini di personalità  famose che, al pari dei tre collaboratori di Bersani, stringono il pugno (Alcide De Gasperi, in bianco e nero, poi Angela Merkel, Jesse Owens, Barack Obama, il cardinale Tarcisio Bertone, Nelson Mandela, Tommie Smith e John Carlos e John Kerry).
Segue grossa didascalia: «A volte, checché se ne dica, un pugno alzato significa semplicemente un saluto, un incitamento o una vittoria».
Che poi, tra l’altro, è quello che pensava pure Ernesto Guevara de la Serna, detto El Che.

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