Ex An pronti a lasciare il Pdl Sul progetto il sì del Cavaliere

by Sergio Segio | 11 Dicembre 2012 7:20

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Infatti il tempo stringe e già  domenica prossima Giorgia Meloni, che si era esposta molto con le primarie indette da Angelino Alfano e poi azzerate da Silvio Berlusconi, riunirà  le sue truppe al teatro Brancaccio: «Bisogna capire dove sta andando e che cosa vuole essere il Pdl. Non voglio più un partito di plastica, non voglio impresentabili in lista, non voglio un partito che non discute e non condivide decisioni, non voglio un partito di colonnelli, non voglio i parlamentari scelti da cinque persone in una stanza. Voglio un’altra cosa».
In queste ore, dunque, le riunioni si accavallano e febbrili sono i contatti tra gli ex aennini di Roma e di Milano: i colonnelli berlusconiani con la tessera di An ancora in tasca — Altero Matteoli si è già  tirato fuori — stanno muovendo le loro pedine per capire chi ci sta sul progetto di rifondare il partito poi confluito nel Pdl. «Non torniamo certo al Msi, seppure al glorioso Msi….», spiega Ignazio La Russa che due giorni fa ne ha parlato a lungo con Silvio Berlusconi: «Ho informato il presidente perché non è vero che stiamo tramando qualcosa dietro le sue spalle. Ho parlato con lui prima che qualcuno gli andasse a riferire chissà  cosa. Sta avvenendo tutto alla luce del sole, in amicizia con Berlusconi: insomma, stiamo verificando qual è il modo migliore per dare visibilità  a una storia, ai valori, a una particolare sensibilità . Quella della destra. E prima di venerdì si saprà  come finisce questa storia».
Berlusconi non è contrario al cosiddetto «spacchettamento» purché si metta subito in chiaro che non sarà  tollerato il «fuoco amico». Ma il vero tema all’ordine del giorno, argomenta il direttore del «Secolo», Marcello De Angelis, «è come mettere insieme gli ex di An che sono più divisi dei Balcani». A Roma, infatti, l’asse Augello-Alemanno è forte e rema contro il progetto milanese di partito «semplicemente fiancheggiatore» del Pdl riconquistato da Berlusconi: «Quella è un’idea tutta di La Russa, gli ex An sono una realtà  un po’ più complessa», avverte il senatore Andrea Augello. La breve primavera di Alfano, sebbene il segretario sia ormai rientrato nei ranghi, ha infatti lasciato uno strascico e non è tramontata l’idea di fondare un nuovo soggetto politico capace di rivitalizzare il Pdl con una precisa cifra cattolica che faccia perno su Comunione e Liberazione: il sindaco di Roma, insomma, mira più in alto e non gradisce un’operazione nostalgia. E poi c’è il tema dell’Europa e dei moderati, segnala infine Andrea Ronchi che insieme ad Adolfo Urso dà  vita alla Fondazione Fare Italia: «Non possiamo fare una campagna elettorale contro l’euro. L’importante è andare in Europa con la schiena dritta».
In questa Babele di opinioni e di iniziative, le destra che vorrebbe un percorso autonomo dalla lista guidata da Berlusconi deve fare i conti con il tema dei finanziamenti. Pare che le casse del Pdl siano vuote: il tesoriere Crimi ha dato le dimissioni mentre il suo vice, Bianconi, sta disdettando i contratti d’affitto delle sedi regionali del partito. Così agli ex big del Msi (compresi quelli confluiti nel Fli di Fini), che siedono nel consiglio di amministrazione della Fondazione di An, non rimane che guardare allo storico palazzo di via della Scrofa. Lì, al secondo piano, ci sono le chiavi del «tesoretto» e degli immobili del partito che fu di Giorgio Almirante.

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