Eravamo di sinistra, siamo grillini

by Sergio Segio | 5 Dicembre 2012 8:03

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ANCONA. È il fenomeno politico e sociale del momento. È stato un po’ oscurato dalla vicenda delle primarie del centrosinistra, ma fino a poche settimane fa tutti ne parlavano, soprattutto dopo che nelle proiezioni era dato come terzo o addirittura secondo “partito” italiano. Con l’avvicinarsi delle elezioni il Movimento 5 Stelle tornerà  ad essere al centro delle attenzioni. I mass media sono concentrati soprattutto sul leader maximo, e nessuno si è sentito in dovere di andare a parlare con i militanti, per capire chi sono, la loro visione dei problemi e anche la provenienza politico sociale. Ci abbiamo provato noi andando ad intervistare alcuni attivisti marchigiani.
Anche in una regione feudo del centrosinistra il Movimento ha preso piede. Attualmente ha undici consiglieri comunali: due a Civitanova, due a Fabriano, due a Jesi, uno a San Benedetto, uno a Tolentino, uno ad Ancona, uno a Fano e uno a Pesaro. A Jesi e Fabriano in occasione delle recenti amministrative ha raggiunto percentuali significative: 17,54% nel primo caso, 14,9 nella città  dei Merloni. Sicuramente sotto la spinta del personaggio Beppe Grillo. Ma non solo…
Consiglieri e attivisti
Il nostro viaggio inizia a Pesaro dove nel 2009 è stato eletto uno dei primi consiglieri comunali in Italia. Si chiama Mirco Ballerini e lo incontriamo nella piccola stanza del municipio che ospita il monogruppo consiliare. Insieme lui c’è Antonio Colucci, militante Cinque Stelle di Fano. Mirco ha 48 anni, fa l’assicuratore ed è alla sua prima esperienza politica. «Ho sempre votato a sinistra: prima il Pci, poi il Pds, infine i Ds. Lì mi sono fermato». Nel 2005 si avvicina a Grillo, partecipa al primo Vaffa e poi al secondo. La denuncia delle malefatte della “casta” catturano la sua attenzione. Si iscrive al meetup e nel 2009 la lista si presenta alle comunali ottenendo il 3,6%. «Le radici del nostro movimento sono di sinistra. Io sono rimasto deluso dalla mancanza di una lotta coerente nei confronti del berlusconismo, la legge sul conflitto di interessi non è stata fatta. Non è un caso che qui a Pesaro la nostra area proviene dal centrosinistra. Ora con il disfacimento del Pdl stanno cominciando ad avvicinarsi anche persone di destra». L’età  di chi aderisce oscilla tra i 30 e i 50 anni. Le battaglie principali di Mirco Ballerini in consiglio sono incentrate sull’acqua pubblica, la gestione dei rifiuti, la trasparenza amministrativa, contro le privatizzazioni dei servizi. Per quanto riguarda il ruolo di Grillo, ammette che a volte la sua figura «è ingombrante, anche se io lo avrò visto due volte», però in questa fase il suo ruolo «è indispensabile perché il movimento lo ha inventato lui. Noi ancora non siamo pronti a gestire il tutto. È bene che le redini siano ancora nelle sue mani. Ha ragione sulla presenza in televisione, la nostra inesperienza nel contesto mediatico può essere controproducente».
Dal ’77 a Bologna a Grillo
Antonio è più grande di Mirco. Ha 54 anni, vive a Fano ed è fisioterapista all’Asur. È originario di Martinafranca, ma da trent’anni vive da queste parti. Al contrario di Ballerini, appartiene alla generazione degli anni Settanta. «In Puglia facevo parte del collettivo studentesco, legato alla sinistra extraparlamentare. Mi ricordo la campagna referendaria per il divorzio, nel 1974, poi ho fatto l’università  a Bologna nel ’77 e sono stato dentro al movimento». Arrivano gli anni Ottanta, il riflusso e l’impegno viene meno. Qualche anno fa lo contattano in occasione delle elezioni amministrative: «Non facevo parte dei meetup. Mi hanno chiesto di dare una mano per la campagna elettorale e dopo qualche titubanza ho detto sì. Abbiamo preso sui tremila voti, circa il 3,5%. Ci siamo presentati con “Bene Comune”, una lista di cattolici di base. Sono stati eletti due loro consiglieri, poi in base agli accordi il capolista ha lasciato il posto ad un nostro rappresentante». Antonio è stato convinto dal M5S perché «è un movimento che nasce dal basso, non ci sono gerarchie. Scommette su un’altra forma della politica, la delega passa in secondo piano». A Fano hanno inventato uno slogan efficace: «Quello che stavamo aspettando siamo noi». Antonio racconta come molte persone che guardano al movimento dicono «bravi ragazzi andate avanti», invece «noi siamo cittadini comuni, con tutti i nostri limiti di esperienza e di pratica. Quando facevo politica negli anni Settanta c’era molta formazione ideologica, gli interventi erano molto strutturati. Qui io mi lamento perché forse a causa dell’abitudine del linguaggio stringato di facebook o twitter, nelle riunioni ci sono difficoltà  ad articolare e questo mi ha sorpreso, chissà  forse ho nostalgia per quei tempi…». A Fano la maggior parte degli aderenti al 5 Stelle va dai trenta anni in su. La composizione sociale del movimento vede la presenza di dipendenti pubblici, insegnanti e qualche commerciante. «Diverse volte sono venuti a trovarci dei pensionati». Colucci ritiene che il 5 Stelle «sia in una fase di transizione», e debba fare i conti con «un successo che lo sovrasta». Da qui la convinzione che Grillo sia una garanzia necessaria. Nello stesso tempo è consapevole della sensibilità  democratica dei militanti e come non si possa sottostare ad una forma fortemente leaderistica.
Contro la centrale e la casta
Da Pesaro ci spostiamo all’estremo sud della regione, a San Benedetto del Tronto. Anche qui il M5S è in forte ascesa. Alle elezioni del 2011 il candidato sindaco ha ottenuto il 5,7% mentre la lista il 4,8. In un bar della periferia incontriamo Peppe Giorgini e Tonino Silvestri.
Giorgini ha 59 anni e da 40 lavora come commerciante nel settore dell’abbigliamento, attività  che fino a quasi tre anni fa assorbiva tutto il suo tempo. «Non sapevo neanche cosa fosse la politica. Ho sempre dato il voto alla sinistra. Da ragazzino accompagnavo i miei amici a vendere l’Unità , un mio prozio è stato sindaco socialista della città , ma la militanza era un’altra cosa. Poi nel 2009 vengo a sapere di questo progetto dello stoccaggio del gas».. Si tratta di un “mostro” che l’Eni vuole costruire, un grande impianto che coprirebbe decine di chilometri sotto il territorio a partire proprio da San Benedetto. La vita di Giorgini cambia e a 56 anni si trova catapultato nell’impegno pubblico. «Io sono un internauta, mi sono documentato, ho studiato e ho capito che razza di progetto volevano imporci. Ho parlato con uno degli amministratori e mi ha risposto che era tutto sotto controllo. Allora ho contattato Grillo e mi ha consigliato di fare una lista, dato che elezioni comunali erano vicine. Verificata la presenza di un meetup locale, sono entrato nel gruppo e tutto è iniziato».
La mobilitazione contro la centrale di stoccaggio si estende sempre più, si tengono decine di affollate assemblee, e Peppe Giorgini diventa il leader della protesta. «Il Comune, favorevole al progetto come la Provincia e la Regione, ha iniziato a boicottarci impedendoci di riunirci nelle sale comunali. Non l’avesse mai fatto: ci siamo rivolti alle parrocchie così abbiamo coinvolto il doppio dei cittadini!». Giorgini stima Grillo perché «ha dato la possibilità  a una persona come me che non sa niente di politica di poter lottare per i propri diritti e di farli conoscere ai cittadini. La nostra forza è conoscere le leggi, cosa che gli amministratori non sanno. Mi sono trovato a spiegare l’articolo 28 della Costituzione ad un politico. Siamo come i Mille di Garibaldi». Sul ruolo di Grillo non ha dubbi: «Non vedo rischi di delega, lui rappresenta le nostre idee, ha la forza di farci capire quello che è giusto, non credo che se si stufasse, il movimento verrebbe meno. Ormai abbiamo un radicamento profondo nel territorio nazionale. Se ora ci fossero le elezioni qui prenderemmo il 20 se non il 30%». Giorgini si presenterà  al Senato e auspica un impegno dei giovani: «Li vedo entrare nel mio negozio un po’ abulici, disinteressati. Invece gente come me potrà  impegnarsi ancora per qualche anno, poi deve toccare a loro».
La Rete e padre Pintacuda
Tonino Silvestri, 46 anni, artigiano, al contrario del nostro commerciante è sempre stato appassionato di politica. «Non ho mai avuto tessere fino a quando non uccisero Falcone e Borsellino e decisi di aderire alla Rete di Orlando. Frequentai i corsi di formazione politica di Padre Pintacuda. Successivamente sono stato eletto come consigliere comunale indipendente nei Ds a Spinetoli, il mio paese». Dopo la breve parentesi da cui si discosta velocemente, tramite amici di Bologna, entra nei meetup. Anche lui la vive come una esperienza nuova, un ambiente dove «si può discutere liberamente, senza condizionamenti». Uno dei temi centrali del confronto è la “decrescita felice” di Latouche. Da qui l’impegno nei Gas, poi il tema dei beni comuni. «Abbiamo capito che dal basso ci si può organizzare meglio di chi ci vuole rappresentare». Sul Movimento 5 Stelle ammette che certamente «ci sono la figura carismatica di Grillo e quella organizzativa di Casaleggio», ma si tratta di una realtà  «che rifiuta la logica della partitocrazia, non si basa sulle delega». Quando gli chiediamo quale dovrebbe essere la prima proposta di legge del futuro gruppo parlamentare non ha dubbi: «La prima battaglia è quella sul terreno dell’economia. Dobbiamo uscire dall’euro. Dovremmo fare un referendum sulla moneta europea». Punto di riferimento è l’esperimento islandese.
Più competenti sui territori
Concludiamo questa nostra inchiesta ad Ancona. Come dimostra la ricerca di Orazi (vedi intervista a fianco) il M5S ha una prevalente presenza maschile. Per questo abbiamo voluto ascoltare una donna. Daniela Diomedi è funzionario pubblico presso la Corte d’Appello. Ha 51 anni, è sposata con due figli. Alle spalle una militanza nel sindacato, la Cisl di Carniti, poi il passaggio nei sindacati di base. Gli impegni famigliari l’hanno portata lontano, in parte, dall’impegno sociale, ma «la passione per la dimensione pubblica è rimasta». Così in occasione delle amministrative del 2009 venuta a conoscenza della presenza di una lista del meetup ha deciso di dare una mano e da lì è nata l’adesione al Movimento. «Apprezzavo già  Grillo per i suoi spettacoli dove prevaleva una tematica a me cara come quella ambientale. Dunque la decisione di aderire al 5 Stelle è stata conseguente». Anche Daniela sottolinea come la cosa più importante sia la totale mancanza di ingerenza esterna: «Grillo e Casaleggio non mettono bocca nella nostra attività ». La presenza femminile nel gruppo locale si riduce e tre, quattro donne in un gruppo di quindici persone. «Le tematiche femminili non sono trattate e indubbiamente ci sono delle modalità  maschili, tanto che più di una volta, scherzando, mi è capitato di invitare i miei amici a non fare a chi ce lo ha più lungo. Ma battute a parte non credo ci sia un maschilismo di ritorno». Di fronte alla crescita improvvisa del Movimento Daniela Diomedi ritiene si debba distinguere tra l’ambito locale e quello nazionale. «Secondo me questa esperienza è nata nei territori e deve rimanere in questo contesto». In ogni caso i futuri candidati per il Parlamento dovranno essere scelti usando come criterio la competenza. «Sulla base dell’esperienza anconetana ho verificato che ci sono tante persone qualificate ed esperte su vari problemi, dai rifiuti e al bilancio comunale».

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