Entusiasti (ritrovati) contro montiani

by Sergio Segio | 7 Dicembre 2012 5:43

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«Berlusconi torna? Non è mai andato via». La migliore dichiarazione d’appoggio-approccio al nuovo protagonismo berlusconiano va attribuita senz’altro all’ex sindaco di Orbetello, Altero Matteoli. È l’esponente che viene dalle file di An e che mai si è confuso con le critiche che in questi mesi sono venute da quell’area al Cavaliere. E che mai ha appoggiato l’idea di una frattura con il Pdl.
Nel giorno del ritorno in campo del Cavaliere e dell’assalto al governo guidato da Mario Monti, l’area del Pdl più vicina al nuovo corso di questo ultimo anno si riduce a una piccola pattuglia. Chi immaginava che lo strappo deciso da Silvio Berlusconi avrebbe visto dividersi la componente parlamentare del partito è rimasto deluso. I moderati di Fini, Montezemolo e soprattutto di Casini hanno spinto per il sostegno al governo, ma l’appello alla «dignità  e alla schiena dritta» del leader Udc è stato raccolto però solo da cinque deputati. Innanzitutto da Franco Frattini che in ogni caso spiega di aver «doverosamente e preventivamente, nello spirito di lealtà  personale che sempre mi ha contraddistinto nei rapporti con il presidente Berlusconi, informato lo stesso presidente che non avrei potuto condividere l’indicazione di non partecipare oggi al voto di fiducia al governo Monti». E poi Giuliano Cazzola, Gennaro Malgieri, Alfredo Mantovano e Carla Castellani. A palazzo Madama la «fronda dei quattro mori», cioè dei senatori che fanno riferimento al presidente dell’Antimafia, Beppe Pisanu, si è trasformata in una fronda di quattro gatti: Saro, Paolo Amato e Orsi (che è subito corso a dire che si era sbagliato). Per il resto si è scatenata la corsa al comunicato, al tweet, alla dichiarazione: chi spera in un futuro con il nuovo Pdl si affretta ad ufficializzare il suo sostegno al ritorno in campo di Berlusconi. Lo stesso dicasi della «corsa» fisica a Palazzo Grazioli. I maggiorenti sfilano davanti ai cartelli di gente che ha un grande striscione bianco con un simbolo «Nuova Forza Italia», tre fiori bianco rossi e verdi, e una grande scritta: «Silvio l’Italia crede in te». Anche l’ex ministro Claudio Scajola, semiliberato dai guai del porto di Imperia, in odio ai coordinatori alfaniani del Pdl ligure, è salito al primo piano del Plebiscito, dal Cavaliere.
Per il resto è stato tutto un tripudio di dichiarazioni di felicità  di quadri intermedi, di ex ministri e sottosegretari; e di indagati (scontata l’esultanza di Cosentino, Milanese, Laboccetta, Scilipoti), di portavoce, da tempo trasformatisi in portasilenzi (che ieri hanno ritrovato la parola, Capezzone ad esempio). C’è l’entusiasmo del gruppone dei «peones». E, ovviamente, la felicità  di chi mai ha avuto un solo dubbio sul sostegno al Cavaliere, come Michela Brambilla: «È lui il leader del centrodestra, è un dato incontrovertibile, è il primo e il migliore interprete dei valori e delle aspettative del nostro popolo». Soddisfatte anche Deborah Bergamini, Michaela Biancofiore, Nunzia De Girolamo.
Mariastella Gelmini si era riavvicinata nelle ultime settimane e si dice convinta: Berlusconi è l’unico che può «battere l’asse Pd-Grillo». Più evidenti le oscillazioni di Mara Carfagna e che adesso è contenta di dichiarare che con Berlusconi «il nostro lavoro sarebbe più facile»). E Licia Ronzulli: «Il centrodestra ha bisogno di un attaccante che faccia gol». Un commosso Luigi Cesaro parla di «ennesimo gesto d’amore» (del Cavaliere, senza dubbio).
Lui, Silvio Berlusconi, dicono i beni informati, «si è molto goduto lo spettacolo» di tutti «gli adoranti» sfilati ieri davanti alle tv. E più li ha visti, più ha deciso che, almeno alcuni di loro, non dovrebbero andarci in tv, perché non sono abbastanza efficaci o addirittura dannosi. Non solo nomi, ma anche cognomi: Ignazio La Russa, Maurizio Gasparri, Fabrizio Cicchitto, Roberto Formigoni, Laura Ravetto, Maurizio Lupi. E poi Giorgia Meloni, suo è stato il primo ed unico tweet a criticare il ritorno del Cavaliere. Mentre, tv o non tv, Berlusconi sembra aver scritto nel libro nero una lista di persone per le quali prospetta almeno un po’ di purgatorio: Raffele Fitto, Beatrice Lorenzin, Gaetano Quagliariello e Massimo Corsaro. Distanza grande invece con Gianni Alemanno, fino al punto di chiedere ai suoi: i sondaggi a Roma lo danno molto basso, chi potrebbe essere un buon candidato?
M. Antonietta Calabrò

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