by Sergio Segio | 4 Dicembre 2012 10:35
MILANO — Sono indispensabili oltre 65 miliardi di investimenti nei prossimi 30 anni per «garantire che il diritto all’acqua non rimanga solo sulla carta». È il calcolo che l’Authority ha presentato ieri in occasione della «Conferenza nazionale sulla regolazione dei servizi idrici».
L’acqua è sì un bene primario, indispensabile e pubblico come sancito dal referendum dell’anno scorso ma bisogna correre ai ripari sulle carenze del servizio idrico. A fronte di bollette tra le più basse d’Europa, le perdite di una rete obsoleta arrivano al 30%, il 15% della popolazione è senza un sistema fognario, i depuratori sono insufficienti o inesistenti per un italiano su tre, per non parlare dei 112 Comuni fuori legge per l’acqua contaminata dall’arsenico tra Campania, Lazio e Toscana. Una situazione difficile, descritta per la prima volta dall’Autorità per l’energia (con il decreto salva Italia ha acquisito le competenze anche sull’acqua) sulla quale incombono le sanzioni europee (da luglio pende una condanna Ue per la mancata depurazione soprattutto in Sicilia e Calabria).
Ma come muoversi in tempi di spending review? Con «fondi rotativi e water bond», e rivedendo il sistema di tariffazione. Già all’inizio del 2013, l’Authority definirà una «tariffa ponte», per arrivare dopo due anni alla «tariffa unica per ambito territoriale». L’obiettivo è dare un’«indicazione metodologica tariffaria» che valuti i costi e garantisca il ritorno degli investimenti (ma solo dopo che le opere saranno state effettuate), facendo in modo che il mercato possa investire con tranquillità . Una volta a regime, la nuova tariffa, spiega il presidente Guido Bortoni, «dovrà garantire la sostenibilità economica della fornitura agli utenti domestici, assicurare l’integrale copertura dei costi di esercizio e di investimento, garantire la sostenibilità ambientale dell’uso della risorsa idrica attraverso l’applicazione del principio “chi inquina paga”».
Ma alla fine l’acqua costerà di più ai cittadini? «Se da un lato mi aspetto una serie di miglioramenti anche perché gli investimenti saranno remunerati solo dopo l’erogazione di nuovi servizi, in tutta onestà — spiega Carlo Stagnaro, direttore ricerche dell’Istituto Bruno Leoni — mediamente le tariffe sono destinate a salire nella maggior parte dei territori. Per due ragioni: alcuni investimenti erano finanziati dal pubblico e in futuro non sarà più possibile e poi siamo sotto infrazione europea. Al netto delle tariffe sociali». Come ha sottolineato Bortoni ci saranno «specifiche forme di agevolazione a tutela delle famiglie più bisognose».
«Certo, la Pianura padana e il milanese che paga molto meno perché ha la falda sotterranea dovrà sborsare di più ma vige il principio di solidarietà » dice Pieraldo Isolani dell’Unione consumatori. Mentre per Legambiente l’investimento nel miglioramento della rete idrica darà benefici anche in termini di occupazione: a fronte di un investimento di 27 miliardi in 10 anni si avrebbe la creazione di mezzo milione di posti.
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