E il super tecnico debuttò in politica
ROMA — Dal primo mattino, quando nello studio di Palazzo Chigi riprende i fogli della conferenza stampa, Mario Monti sa bene che sarà una giornata diversa dalle altre. Differente per le prospettive che aprirà e che, sa bene, saranno piene di impegno, di soddisfazioni, ma anche di temibili insidie. Le aveva valutate anche queste nei giorni scorsi: i rischi di un’esposizione politica alla quale non è ancora abituato, gli attacchi duri, incassati da destra e da sinistra, i riflettori su tutto ciò che ha fatto il suo governo e su ciò che dirà nella sua ormai probabile campagna elettorale. Sciolti gli ultimi dubbi, il Professore ha deciso di «salire» in politica essendo se stesso, sapendo che potrà anche risultare «strano», ma che forse proprio in questo modo potrà spiazzare i suoi avversari: «Parlerò di contenuti». Cioè del suo programma. Il resto gli verrà naturale, a partire dalle battute contro chi lo aveva attaccato nei giorni scorsi, come Berlusconi.
Ed è con la sua «agenda» che è partito da Palazzo Chigi per percorrere le poche decine di metri che separano la sede del governo dalla Sala Polifunzionale sopra la Galleria Sordi. Un anno fa, a fine anno, fece lo stesso percorso con più pesantezza, con il lavoro tutto ancora da fare. Ora lo fa pensando al nuovo lavoro che l’attende, quello politico. Quando arriva, osservando un puntuale quarto d’ora accademico, trova già schierati in prima fila i suoi ministri, da Paola Severino ad Andrea Riccardi, da Elsa Fornero a Corrado Passera. Ringrazia tutti pubblicamente, compreso il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Antonio Catricalà . Lo ascoltano tutti con grande attenzione, Fornero, Severino e Profumo ne approfittano per confermare che non si candideranno.
La sala è stracolma, solo metà dei giornalisti iscritti riesce a fare le domande, ma la tabella di marcia è rispettata: tra le 13.45 e le 14.30 Monti riesce anche a fare un brindisi con la stampa e a mangiare un boccone prima di correre dall’Annunziata. Subito dopo, lo sa, c’è Silvio Berlusconi a Domenica In e, una volta rientrato a Palazzo Chigi, non se lo perde, come anche più tardi, a Che tempo che fa, Massimo D’Alema intervistato da Fabio Fazio. Il primo che lo attacca, il secondo che lo snobba («la battaglia è fra noi e il Cavaliere»). Un anticipo di campagna elettorale.
Ma si susseguono per tutto il pomeriggio la visita dei ministri più vicini, con i quali scambia opinioni sugli effetti dell’appello lanciato in conferenza stampa. E arrivano telefonate importanti. Come quella di Benedetto XVI, il tradizionale scambio di auguri prima delle feste. Subito dopo le agenzie anticipano un’intervista al cardinale Angelo Bagnasco in programma questa mattina alle 8 sul giornale Radio Rai. Parole che «benedicono» la sua agenda: «Mi pare sia un metodo innovativo. Tutti quanti, se vorranno, nel mondo politico e nella gente potranno misurarsi su queste proposte concrete».
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