by Sergio Segio | 20 Dicembre 2012 8:32
Decine di migliaia di persone hanno manifestato ieri a New Delhi e in altre città indiane, in una spontanea esplosione di indignazione e di rabbia provocata dall’ennesimo caso di violenza sessuale. Un episodio particolarmente brutale: la vittima è una giovane donna, una studentessa 23enne ora ricoverata in ospedale, in pericolo di vita. Domenica sera era andata al cinema insieme a un amico, poi insieme erano saliti su un autobus privato per tornare a casa. Il bus si è rivelato una trappola: a bordo erano sei uomini, incluso l’autista, che hanno pestato il ragazzo con una sbarra di metallo, poi picchiato selvaggiamente e violento la giovane, infine scaricato entrambi al lato di una superstrada.
Una violenza così brutale ha suscitato grande attenzione pubblica. Ieri centinaia di studentesse e di studenti hanno manifestato davanti a una delle maggiori università della capitale. Centinaia di giovani sono andati a protestare davanti alla residenza della chief minister (capo del governo locale) di New Delhi, la signora Sheila Dixit – e sono stati dispersi dalla polizia a colpi di idranti, cosa che ha suscitato aspre critiche dell’opposizione. Gruppi di studentesse hanno bloccato il traffico per protesta: «Voglio che tutti sentano il disagio che le donne provano ogni giorno in città », diceva una ragazza. Altri sono andati a protestare davanti alla questura centrale di polizia, altri ancora davanti al parlamento. Molti accusano le autorità di ignorare colpevolmente la violenza subita dalle donne a vari livelli – dalla violenza domestica alle molestie sui luoghi di lavoro, alle aggressioni e stupri. «Ci sgoliamo da sempre a chiedere maggiore sicurezza per le donne e le ragazze. Ma il governo, la polizia, i responsabili della sicurezza pubblica ignorano la violenza quotidiana che si esercita sulle donne», dice Ranjana Kumari, sociologa e capo del Center for Social research di New Delhi (al quotidiano britannico The Guardian). Anche Sonia Gandhi, presidente del Partito del Congresso (al governo), dopo aver visitato la vittima in ospedale, non ha solo promesso una rapida azione giudiziaria ma ha anche chiesto che la polizia sia addestrata ad affrontare i reati contro le donne. «E’ una vergogna per tutti noi che questi episodi ricorrano con tanta regolarità », ha poi scritto alla capo del governo di New Delhi.
In questo caso per la verità le autorità hanno prontamente risposto – tale è stata l’ondata di rabbia pubblica. La polizia ha rintracciato e arrestato quattro degli aggressori, di cui almeno tre rei confessi, e sta cercando gli altri due. Intanto l’opposizione (di centrodestra) ha lanciato feroci accuse verso il governo che non sa garantire la sicurezza dei cittadini: al punto che ieri il ministro dell’interno federale, Sushil Kumar Shinde, è stato costretto a intervenire per la seconda volta in due giorni: ha annunciato che saranno rafforzate le pattuglie di polizia in città di notte, poi che saranno vietati i bus con vetri oscurati, come quello su cui erano saliti i due ragazzi domenica sera, e tutti i guidatori di autobus e i loro assistenti saranno controllati – quel il bus era abusivo, senza licenza, cosa in realtà frequente. L’ennesimo caso di stupro così a rafforza un allarme criminalità che rasenta la psicosi a New Delhi, e come spesso accade butta in legge e ordine: deputati dell’opposizione hanno urlato in parlamento che ci vuole la pena di morte per gli stupratori, mentre sui giornali si parla di castrazione forzata. New Delhi, 15 milioni di abitanti (e 572 casi di violenza sessuale denunciati l’anno scorso), è stata descritta da alcuni come «la capitale dello stupro», anche se i dati smentiscono.
In un amaro editoriale ieri il quotidiano The Hindu osserva che «l’orribile stupro di gruppo a Delhi è parte di un continuum di violenza che milioni di indiane affrontano ogni giorno, dalle molestie sessuali in luoghi pubblici agli abusi fisici nell’intimo delle nostre case ancor più che nelle strade». Spesso la violenza contro le donne non viene neppure denunciata, in parte perché lo stigma sociale che circonda la vittima è fortissimo. Ma anche perché potrebbe succedere come a una giovane donna che mesi fa subì violenza a Kolkata: la polizia la tempestò di domande sui dettagli più scabrosi. O a Noida, città satellite di New Delhi: il commissario di polizia poi commentò che la vittima se l’era cercata. Spesso, denunciano le organizzazioni di donne, la polizia rifiuta di ricevere denunce per violenza sessuale, e in particolare violenza domestica. In ogni caso i procedimenti giudiziari possono richiedere anni, e appena un quarto dei casi si conclude con una condanna. Del resto, se le aggressioni alle donne sono in aumento è perché queste sono entrate in massa nello spazio pubblico: ma si scontrano con una cultura radicata di supremazia maschile. «La violenza contro le donne ha sempre la tacita approvazione della società », diceva l’attrice e attivista sociale Shabana Azmi di recente a Mumbai, durante un incontro di gruppi anti-violenza.
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