Disoccupati più che mai

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Recessione e disoccupazione si alimentano in un circolo vizioso che finisce per compromettere anche la tenuta dei conti pubblici. Lo dicono molti economisti e tutti i dati a disposizione. L’ultima impietosa fotografia della crisi è stata scattata ieri dall’Istat. Il tasso di disoccupazione ad ottobre registra un record assoluto dal 1992 e si attesta all’11,1%. In rialzo di 0,3 punti rispetto al mese precedente e di 2,3 punti su base annua. Significa che nel solo mese di ottobre ci sono stati 93 mila disoccupati in più rispetto a settembre e che sono saliti di ben 644 mila unità  in un anno. In numeri assoluti i disoccupati ad ottobre erano 2 milioni e 870 mila, mai così tanti negli ultimi venti anni.
Occupati stabili
Eppure il numero degli occupati in Italia sostanzialmente è stabile. I lavoratori sono 22 milioni e 930 mila. Da settembre sono diminuiti solo di 11 mila unità  e di 45 mila rispetto allo scorso anno. «E’ un dato importante – ha spiegato il presidente dell’Istat Enrico Giovannini – dopo la caduta di settembre si temeva una continua emorragia di posti, questo non sta avvenendo ed è coerente con i piccoli segnali di stabilizzazione del ciclo economico. Non significa che siamo già  in ripresa, indica che la discesa è sostanzialmente arrestata». 
Ma allora se non si perdono posti di lavoro perché sale a livelli stratosferici la disoccupazione? E’ lo stesso Giovannini a tentare di dare una risposta. «Il record della disoccupazione – sostiene – segnala la difficoltà  delle famiglie che evidentemente cercano una fonte di sostentamento. I dati mostrano un fenomeno in atto da mesi: ci sono molte persone che prima erano inattive e che invece ora stanno cercando lavoro». Significa che il potere di acquisto è calato: il tenore di vita che prima poteva garantire uno stipendio non basta più e in famiglia, anche chi non lavorava, soprattutto le donne deve cercare un’occupazione, che però non c’è.
Uomini e donne
L’ipotesi è confermata se si scorporano i dati in base al genere. L’occupazione maschile infatti è calata di 184 mila posti in un anno ma è compensata da 138 mila donne in più che sono entrate nel mondo del lavoro. A ottobre i disoccupati uomini sono aumentati di 37 mila unità , mentre le disoccupate sono 55 mila in più. Su base annua ci sono 356 mila uomini in più in cerca di lavoro (+29,7%) mentre le donne disoccupate sono salite di 288 mila unità  (+28%). Il tasso maschile è pari al 10,4% mentre quello femminile è al 12,1%. Gli uomini occupati sono il 66,5% contro il 47,5% delle donne, ma le donne sono in aumento, o meglio, sono di più quelle che sono costrette dalla crisi a cercarsi un lavoro. 
Sempre più precari
Ma se il numero degli occupati è stabile, cambia invece la qualità  del lavoro: diminuiscono i posti a tempo indeterminato mentre crescono i contratti a tempo. Nel terzo trimestre dell’anno i dipendenti a termine sono 2 milioni e 447 mila a cui vanno aggiunti 430 mila collaboratori per un totale di 2 milioni e 877 mila precari. Si tratta del dato più alto dal ’93. Aumentano anche i lavoratori part time che sfiorano i 4 milioni, e anche in questo caso non sono mai stati così tanti negli ultimi venti anni, e ben il 58% è costituito da part time involontario, ovvero subìto.
Poveri giovani
Quelli che più di tutti pagano la crisi sono i giovani. Il tasso di disoccupazione tra 15 e 24 anni è 36,5%, +5,8% in un anno. E’ l’ennesimo record. I ragazzi che cercano un lavoro e non lo trovano sono 639 mila (10,6%). Per le giovani donne del sud il tasso di disoccupazione sale al 43,2%. Sono in crescita anche i disoccupati intorno ai 35 anni, tra loro uno su due ha perso il lavoro. Il dato è compensato dall’aumento dell’occupazione degli ultra 50enni, anche in conseguenza delle riforme sulle pensioni. Eppure la riforma Fornero non ha ancora impattato sui dati e non farà  che peggiorare la situazione.
In Europa
Anche a livello europeo il tasso di disoccupazione ha raggiunto l’11,7%. Eurostat ha comunicato che nei paesi della zona euro ci sono 18,7 milioni di persone in cerca di lavoro, 2,2 milioni in più del 2011. Il tasso giovanile è al 23,9%, In Grecia e Spagna la disoccuapzione supera il 25% e i giovani senza lavoro sono oltre il 55%. I tassi più bassi si registrano in Austria (4,3%) e Germania (5,4%).
GIOVANI A CASA
Il tasso di disoccupazione giovanile sale ancora e raggiunge il 36,5%. I ragazzi tra 15 e 24 in cerca di lavoro sono 639 mila
PART-TIME NON VOLUTO
Quasi tre milioni di precari e quattro milioni di lavoratori part time, mai così tanti. Il 58% di loro però vorrebbe lavorare a tempo pieno


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