Deroghe e listino bloccato, il Pd decide
ROMA — Si lavora fino all’ultimo secondo utile, nel Pd, per definire le regole per presentarsi (o ri-presentarsi) alle prossime politiche. Le primarie per la scelta dei candidati sono state indette per il 29 e 30 dicembre e i tempi sono serratissimi. Oggi si riunisce la Direzione del partito e proprio in quella sede verranno deliberati criteri e modalità ; ma non è facile conciliare le richieste delle diverse aree pd (non si sa ancora neppure se Matteo Renzi vorrà partecipare all’incontro) riuscendo a sfuggire a veti incrociati, rischi di cecchinaggio, accuse di verticismo: per questo la riunione, convocata per questa sera alle 18, potrebbe dover proseguire anche domani.
Ieri chi lavora alla tessitura dell’accordo aveva ben poca voglia di previsioni. Comunque sono tre i punti cruciali al centro della discussione e ancora irrisolti: le deroghe, l’eventuale listino bloccato di prescelti da Bersani e la selezione degli altri candidati.
Lo statuto del partito prevede già che chi ha superato i 15 anni di legislatura non possa tornare in Parlamento salvo deroga. Per ottenerla, bisogna richiederla alla direzione che risponde con un voto che di solito è palese, ma che può trasformarsi in segreto se un numero di membri lo chiede. Diversi parlamentari (una quarantina i potenziali) stanno rinunciando a sottoporsi a questa procedura, mentre Rosy Bindi e Beppe Fioroni intendono farlo, così come probabilmente faranno Franco Marini e Gian Claudio Bressa. Viene invece data per già acquisita la ricandidatura in qualche modo d’ufficio dei capigruppo uscenti di Camera e Senato Dario Franceschini e Anna Finocchiaro.
Non pochi invece vorrebbero che tutta la dirigenza si sottoponesse alle primarie, contestando anche il possibile listino bloccato di fedelissimi scelti dal segretario: e non importa se cento nomi, come si diceva in un primo momento, oppure una cinquantina, come si faceva capire ieri.
Restano poi le incognite sui principi per l’individuazione dei candidati alle primarie. Servirà una raccolta di firme? E, se sì, quante? Il candidato dovrà in ogni caso superare l’approvazione della direzione provinciale del Pd? «Una selezione del partito è indispensabile — spiega il bersaniano Roberto Cuillo — non fosse altro per evitare ripetizioni, per vagliare eventuali problemi legali…»; mentre il renziano Roberto Reggi afferma: «Per capire se si tratterà di primarie davvero aperte, aspettiamo pazientemente le nuove regole che il gruppo dirigente sta elaborando».
Dal punto di vista tecnico, dovrebbero avere diritto di voto tutti gli iscritti al Pd e chi ha partecipato alla consultazione del 25 novembre per la scelta del candidato presidente del Consiglio del centrosinistra. Gli elettori potranno dare due preferenze, purché un uomo e una donna. Si voterà nello stesso luogo sia per i candidati del Pd che per quelli di Sel, sottoscrivendo un appello per l’uno o per l’altro partito e versando una cifra (forse di nuovo due euro). Per quanto riguarda l’affluenza, nessuno fa pronostici: ci saranno meno seggi di novembre, il meteo potrà incidere, sarà la fine dell’anno…
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