Data del voto, strappo del Pdl Assalto alla legge di Stabilità 

by Sergio Segio | 19 Dicembre 2012 7:35

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ROMA — «Questa fretta totale per formare le liste è una forzatura inutile, meglio rinviare il voto». Silvio Berlusconi, nel corso di Porta a Porta, ha confermato la richiesta di rinvio del voto di un paio di settimane avanzata nella serata di ieri dal Pdl con un comunicato: e cioè che i seggi non vengano aperti il 17 febbraio (l’ultima data indicata dal ministro dell’Interno Cancellieri), ma il 24 febbraio o il 3 marzo. Si scatena una polemica tra Pdl e Pd che ricorda quelle dei tempi del governo Berlusconi. Il Pd accusa Berlusconi di volere due settimane in più in televisione senza par condicio.
Il principale problema evidenziato dal Pdl è quello della circoscrizione estero: cioè il voto di quattro milioni di italiani che risiedono e votano fuori dei nostri confini e che sono spesso decisivi, in particolare al Senato. «Poniamo con forza una questione che non riguarda l’una o l’altra forza politica, ma i diritti di tutti i cittadini italiani, in particolare di quelli residenti all’estero, e, conseguentemente, la regolarità  dell’intera procedura elettorale, per evitare caos e contestazioni», afferma un comunicato del partito di via dell’Umiltà . «Se infatti la data del voto fosse quella ipotizzata del 17 febbraio, più di 4 milioni di cittadini italiani residenti all’estero potrebbero non vedersi recapitare in tempo utile i plichi contenenti le schede elettorali». «Di fronte a questo rischio di democrazia elettorale, il rinvio di una o due settimane», costituirebbe «una opportunità  di assoluto buon senso: votare il 24 febbraio o il 3 marzo consentirebbe di realizzare l’intero procedimento elettorale senza alcun rischio».
La richiesta di Berlusconi è arrivata dopo un pomeriggio in cui si è capito chiaramente che la macchina parlamentare stava cominciando a rallentare. Innanzitutto al Senato, sulla legge di Stabilità  alla cui approvazione Monti ha legato le proprie dimissioni. Anche perché quella che prima era la legge finanziaria, essendo l’ultimo provvedimento rimasto da votare prima dello scioglimento, è diventato una legge-monstre perché il Governo vi ha inserito in Senato i contenuti di quello che sarebbe dovuto essere il decreto Milleproroghe, che da solo ha provocato una valanga di emendamenti dei senatori. I tempi in commissione Bilancio si sono allungati, nonostante le aperture come quelle del ministro Vittorio Grilli che per due volte ha allargato i cordoni della borsa per accontentare le richieste dei sindaci. Nonostante ciò il testo, che doveva approdare in Aula lunedì mattina, vi arriverà  con 48 ore di ritardo, cioè oggi alle 10 e ne uscirà  non prima di giovedì alle 13. A questo punto il termine inizialmente indicato, di venerdì 21, per il varo definitivo della legge di Stabilità  da parte della Camera, potrebbe slittare. Anche perché in Aula il capogruppo a Montecitorio, Fabrizio Cicchitto, ha annunciato che il Pdl «sulla Stabilità  ha intenzione di prendersi tutto il tempo necessario per esaminare bene il provvedimento», aggiungendo che anche il decreto sulle liste «non può essere esaminato a Camere sciolte». È allora che è scoppiata la bagarre. Il capogruppo del Pd Dario Franceschini ha accusato il Pdl di avere un atteggiamento dilatorio, coinvolgendo anche il presidente del Senato Renato Schifani in questa accusa. Schifani, a margine di un convegno a Palazzo Giustiniani, ha spiegato al Primo presidente della Cassazione Lupo e al Presidente della Corte dei Conti Giampaolino che in una legge così importante bisogna evitare errori, visto che poi passeranno mesi prima di rimediare. Toni che sono stati stemperati dal capogruppo Pd al Senato Anna Finocchiaro. Il segretario Pier Luigi Bersani, durante l’assemblea dei deputati democratici, ha ammonito: «Nessun rinvio per i loro problemi, non possono usare il Parlamento, la legge di Stabilità  per i loro problemi».
La polemica del Pd è aumentata dopo l’annuncio del rinvio di Berlusconi: «Vuole rinviare le elezioni, anche a costo di fare del male al Paese, solo per avere due settimane in più senza par condicio in tv», ha scritto Franceschini su Twitter.

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