Da Marcegaglia a Passera da Petrucci a Tinagli candidature pronte al decollo

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ROMA — Persino i candidati possono essere interscambiabili, soprattutto i nuovi. Anche se la galassia del Centro sarà  spacchettata in quattro liste, l’intenzione è marciare come una lista unica, quella che sarà  necessaria al Senato per aspirare al premio di maggioranza in alcune regioni. La squadra dell’Udc, per esempio. Il partito vuole mantenere il simbolo, le sue radici e una serie di nomi che non sono rottamabili secondo Casini. Ma sulla base del parterre della festa di Chianciano (settembre scorso) può mettere in campo molti volti nuovi. Volti che sono a cavallo delle varie sigle pronte a usare il nome di Mario Monti.
Nell’appuntamento toscano, a celebrare la festa dell’Udc, c’erano Emma Marcegaglia, Corrado Passera, il ministro dell’Agricoltura Mario Catania, candidati molto probabili ma non si sa in quale delle tre o quattro liste del Centro. Con loro, in quei giorni, si sono affacciati nella cittadina termale il presidente della Concooperative Luigi Marino, quello della Confartigianato Giorgio Guerrini e il presidente del Coni Gianni Petrucci. Hanno tutti il curriculum giusto per una candidatura praticamente certa. Petrucci potrebbe puntare al Senato. Gli altri alla Camera. L’Udc non rinuncia a coinvolgere anche Fermare il declino, la forza creata da Oscar Giannino che ieri ha presentato il suo simbolo.
Il conto dei parlamentari probabili è molto legato all’impegno del premier. «Non ci sono dubbi: il nome di Monti dà  molto più valore al raggruppamento di centro», spiega Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos. L’istituto di sondaggi ha calcolato più che la percentuale, il margine di differenza in seggi con Monti in pista o con Monti in tribuna: 30 deputati e 14 senatori in più. Numeri che mettono in serio pericolo la vittoria di Pier Luigi Bersani a Palazzo Madama. «Comunque quello che si muove in questi giorni produce tre effetti sicuri: la riduzione dell’astensionismo, la crescita del Pdl, il calo netto di Grillo», aggiunge Pagnoncelli. Tutti i sondaggi collocano l’area di centro tra il 12 e il 15 per cento. Ma la palla è ancora ferma perché Monti non ha sciolto ufficialmente la riserva. Quando pronuncerà  il suo discorso, le previsioni saranno calibrate sulla novità .
La lista montiana per eccellenza sarà  quella Verso la terza repubblica, mix di Italia futura e cattolici di Todi. Sarà  in campo Andrea Olivero, che ieri si è dimesso dalla presidenza delle Acli annunciando la sua corsa al Parlamento. L’intera squadra di Italia futura ha chance per un posto in lista: l’“ideologo” Andrea Romano, l’uomo macchina Carlo Calenda, il professore Michele Ainis, il rettore Stefania Giannini, Irene Tinagli, Alberto Stancanelli. il generale Camporini, il critico Francesco Bonami, il senatore Nicola Rossi. Edoardo Nesi, lo scrittore pratese vincitore dello Strega, sarà  un sicuro candidato. Resta qualche incertezza sulla candidatura di Luca di Montezemolo. Il ministro Andrea Riccardi, motore della “trattativa” con Monti, invece rimarrà  fuori. Per ora.
La lista dei fuoriusciti del Pdl scalda i motori. I nomi sicuri sono di peso: Beppe Pisanu, Franco Frattini, Alfredo Mantovano e Mario Mauro, capogruppo all’Europarlamento. Pisanu può contare da tempo su una pattuglia di fedelissimi che attendono solo un segnale. I montiani pidiellini sono molti. Lo si è visto nella kermesse di Italia popolare domenica scorsa a Roma. Bisogna capire quanti di loro sono disposti a fare il grande salto. Ma il discorso pubblico di Monti si avvicina, la presentazione del suo documento programmatico pure: cambieranno gli equilibri della politica.
Il premier non ha dimenticato Gianfranco Fini, dopo il vertice con i leader centristi a Palazzo Chigi. Lo ha chiamato al telefono appena concluso l’incontro. Il presidente della Camera sostiene il bis di Monti e prepara, come detto più volte, la sua ricandidatura al Parlamento. Con lui, Italo Bocchino, Fabio Granata, Carmelo Briguglio,
Benedetto Della Vedova, Flavia Perina e altri. L’intero gruppo di Fli dovrebbe formare un’altra lista nel nome del Professore. Non verrà  dimenticato, per usare le parole di Fini, che senza lo strappo di Futuro e libertà , Berlusconi avrebbe concluso la legislatura e Monti non ci sarebbe mai stato.


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