Crescono le pressioni per impedire al Pdl una deriva antieuropea
E lo scontro che si sta profilando è certamente fra Pdl e Pd, ma anche fra il Cavaliere e il premier Mario Monti. Sono loro a contendersi i voti moderati: che il presidente del Consiglio diventi il referente di alcune liste, o che resti defilato. Le dinamiche che si sono messe in moto prefigurano sbocchi imprevedibili. Intanto, si registra la reazione della Germania per una campagna elettorale alla quale Berlusconi vuole imprimere un passo antitedesco.
Il cancelliere Angela Merkel si limita a dire che «gli elettori italiani voteranno in modo tale da garantire che l’Italia resti sul cammino giusto». Il suo ministro degli Esteri, Guido Westerwelle è più reciso: «Non accetteremo che la nostra nazione sia fatta oggetto di una campagna elettorale populista». E il presidente del Parlamento Ue, Peter Schultz, socialdemocratico e avversario giurato di Berlusconi, ha già espresso la sua contrarietà alla ricandidatura. Rimane da capire se queste prese di posizione danneggeranno il leader del Pdl, o finiranno per avvantaggiarlo. I suoi sostenitori già parlano di «ingerenza» tedesca nella campagna elettorale, e si preparano a usare questo argomento.
Forse produrranno più effetti la dissociazione plateale da Berlusconi del capogruppo del Pdl al Parlamento europeo, Mario Mauro; e la presa di posizione di Joseph Daul, presidente dei parlamentari del Ppe, nella quale annuncia anche lui battaglia «contro il populismo», alludendo a Berlusconi. È stato «un grave errore», secondo Daul, provocare le dimissioni di Mario Monti. Il fatto che ieri il Cavaliere abbia definito lo spread alto «un imbroglio, un’invenzione per abbattere una maggioranza che era stata eletta dagli italiani» (e cioè la sua), ha lasciato tutti di sasso; e accentuato l’inquietudine per una campagna giocata contro la moneta unica, le istituzioni di Bruxelles e i governi alleati dell’Italia.
Il vicepresidente della Commissione Ue, Antonio Tajani, ritiene che contrapporre il Pdl e Berlusconi all’Europa sia «pretestuoso perché distorce la realtà ». Monti, però, senza citare il Cavaliere ironizza sulla «tendenza a presentare soluzioni magiche per seguire gli istinti un po’ viscerali dei cittadini». E ha ribadito i rischi di una lievitazione dello spread, deciso a raccontare la crisi senza abbellirla. L’intervista del presidente della Cei, Angelo Bagnasco, al Corriere sancisce la rottura col centrodestra e il «sì» all’impostazione del premier. Non solo. Continuano le voci di un’uscita dal Pdl di alcuni ex di An; e di una pattuglia di Cl e di «montiani» pronti ad allearsi con Udc e Italia Futura.
Eppure non è chiaro se e quando succederà ; quale consistenza numerica avrebbe la scissione; e se l’uscita avverrebbe per contrasti politici, o solo per l’annuncio che Berlusconi ricandiderà appena il 10 per cento degli attuali parlamentari. Rimarrebbe comunque la sorpresa di vedere schierate contro il Cavaliere persone che fino a pochi giorni fa criticavano il governo. Soprattutto, in questo panorama di progressiva frantumazione non è ancora chiaro quale sarà il ruolo del presidente del Consiglio. Si dimetterà solo dopo il «sì» alla legge di Stabilità . Ma la certezza che Monti accetti di essere il referente di alcuni partiti è ancora da verificare. Per paradosso gli schieramenti rimangono acerbi.
E i contatti ravvicinati fra Berlusconi e il capo leghista Roberto Maroni preparano altre sorprese: anche nei rapporti con l’Europa.
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