by Sergio Segio | 5 Dicembre 2012 11:25
ROMA – Cresce la spesa assistenziale e, parallelamente, cresce quella per la lotta alla povertà e per il sostegno alle persone in condizioni di disagio. Quello che non cresce, però, è l’efficacia degli interventi attuati. È la critica della Fondazione Emanuela Zancan, contenuta nel rapporto 2012 sulla lotta alla povertà .
Questi i dati: tra il 2008 e il 2009 la spesa assistenziale dei comuni ha registrato un +4,7 per cento, mentre quella per la povertà è salita del 7,4 per cento (con un’accelerazione rispetto al trend passato) e quella per il disagio economico del 13,3 per cento. In cinque anni (dal 2005 al 2009) la spesa sociale, al netto dell’inflazione, è passata da 5.741 milioni di euro a 6.979 milioni di euro (+22 per cento). Allo stesso tempo, quella destinata a sostegno delle persone con disagio economico è aumentata del 42 per cento (da 1.164 a 1.656 milioni di euro) e quella per la povertà del 37 per cento (da 423 a 579 milioni di euro). Nonostante questi numeri, la lotta alla povertà stenta a fare passi avanti significativi. Il nodo è nella gestione delle risorse, spese per erogare contributi economici senza effetti duraturi (vedi lancio successivo).
Quasi un terzo (32 per cento) dei 115,94 euro pro capite della spesa per i servizi sociali locali nel 2009 è servito a dare aiuto a persone povere o con disagio economico (37,12 euro, l’8 per cento in più rispetto al 2008). Valori superiori alla media si trovano nei comuni della Sardegna (che vi destinano quasi metà della loro spesa) e in quelli di Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria e Lombardia (ben oltre un terzo).
Si confermano le profonde differenze tra aree del paese. Nel 2009 il rapporto tra il territorio regionale che spende di più e quello che spende di meno era di 1 a 12 per la spesa sociale complessiva (nel 2008 era di 1 a 9). Analogamente, il rapporto era di 1 a 17 per la spesa destinata alle persone con disagio economico (nel 2008 era di 1 a 11) e di 1 a 11 per la spesa a contrasto della povertà (contro l’ 1 a 9 del 2008). Le regioni a statuto speciale e le province autonome confermano la maggiore capacità di spesa per povertà (+58 per cento) e per disagio (+23 per cento). Tra le regioni a statuto ordinario, quelle del Centro-Nord hanno una spesa sociale complessiva pro capite quasi due volte e mezza quella delle regioni del Sud e delle Isole (134,52 contro 50,90 euro). La forbice si allarga ulteriormente rispetto alla spesa per il disagio (33,16 contro 9,48 euro), ma diminuisce nel caso della spesa per la povertà (10,12 euro contro 5,48 euro).
Le aree regionali che registrano il maggior incremento di spesa contro povertà e disagio sono Lazio (+36,7 per cento), Sardegna (+30,9 per cento), Liguria (+18,9 per cento) e Piemonte (+13,8 per cento). In calo, invece, Molise (-46,6 per cento), Calabria (-31,9 per cento), Valle d’Aosta (-19,5 per cento) e provincia autonoma di Bolzano (-14,2 per cento).
Minori e famiglie assorbono circa un terzo della spesa comunale (12,05 euro per abitante nel 2009), mentre un altro 25 per cento circa va alle persone in condizione di povertà estrema (9,61 euro nel 2009) e poco più di un quinto alle persone anziane (7,83 euro nel 2009). Un ulteriore confronto tra regioni dimostra che per minori e famiglie in condizione di disagio economico la spesa varia tra 1,94 e 17,77 euro pro capite; quella per le persone con disabilità tra 23 centesimi e 40,36 euro; quella per le persone anziane tra 30 centesimi e 20,08 euro pro capite.
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