Contratti vincolanti Proposta tedesca che non piace a Roma e Parigi
Ma la richiesta tedesca di introdurre nell’eurozona dei contratti vincolanti per evitare gli squilibri macroeconomici non piace anche all’Europarlamento, al Belgio, all’Austria e viene esaminata con prudenza dall’Italia. Il timore è che a Berlino vogliano imporre, tramite Bruxelles, una ampia cessione di sovranità nelle politiche economiche nazionali e di fatto la possibilità di «commissariare» un governo.
I contratti vincolanti sono così diventati uno dei temi più delicati nelle trattative anticrisi destinate a confluire nel Consiglio dei capi di Stato e di governo di domani e venerdì a Bruxelles. Lo ha confermato il ministro degli Affari europei Enzo Moavero commentando i negoziati già iniziati nel Consiglio affari generali su questi «impegni aggiuntivi per le riforme», inseriti nel rapporto per il vertice dal presidente stabile del Consiglio Ue, il belga Herman Van Rompuy, su pressioni tedesche. «Il testo è ancora generico e su questi accordi di natura contrattuale non c’è ancora un’idea precisa — ha spiegato Moavero —. Ma l’Italia segue con attenzione l’argomento». I contratti vincolanti riguarderebbero tutti i 17 Paesi membri dell’eurozona. Stati in difficoltà come Grecia e Spagna (o anche Italia), però, avrebbero un potere contrattuale con Bruxelles molto minore rispetto alla Germania. Non a caso Hollande ha puntato l’indice sullo squilibrio macroeconomico dell’eccesso di export, che praticamente è l’unico punto su cui il governo di Berlino potrebbe essere costretto a impegnarsi in questi «accordi di natura contrattuale». L’Europarlamento teme proprio le asimmetrie che si potrebbero creare nella cessione di sovranità nazionale a svantaggio dei governi più deboli.
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