by Sergio Segio | 11 Dicembre 2012 7:31
MILANO — Un errore di contabilizzazione nel bilancio 2011 di Unipol compreso tra 200 e 300 milioni. E’ questo ciò che la Consob si sta apprestando a contestare alla compagnia guidata da Carlo Cimbri in seguito a un approfondimento sul portafoglio di titoli strutturati e derivati compiuto su dati forniti dalla nuova società di revisione (Pricewaterhouse) e dalla stessa società . Ma il conto potrebbe salire poiché la dirigenza Consob ha ora incaricato del problema anche l’ufficio “Analisi quantitative” che lo scorso luglio è stato spostato sotto la responsabilità della divisione “Mercati”. Il tutto potrebbe sfociare o in revisione delle singole voci ex art. 154 del Tuf o, peggio, in un’impugnativa del bilancio 2011 i cui termini scadono il 3 gennaio 2013. Il rischio concreto è che ora Unipol vada incontro a un sostanziale azzeramento dell’utile 2012 che ovviamente andrà a impattare sulle valutazioni e sui concambi che determineranno la fusione con Fonsai, Milano assicurazioni e Premafin.
Come mai solo ora la Consob si attiva su tale irregolarità e non si è mossa quando il pm di Milano Luigi Orsi, lo scorso 4 luglio, inviò una lettera agli uffici guidati da Giuseppe Vegas, chiedendo «se Consob avesse riscontrato i dati su Unipol evocati dal progetto Plinio che circola in rete e se questi possano interferire
con la trasparente formulazione dei prospetti»? Se lo avesse fatto per tempo forse la fusione Unipol-Fonsai sarebbe stata messa in discussione o forse la trattativa sarebbe stata diversa da un salvataggio della prima sulla seconda. Vegas preferì tergiversare, facendo inserire nel prospetto «che sul presente argomento sono in corso approfondimenti anche in ordine alla regolarità contabile dei dati comunicati dall’Emittente», togliendo il delicato tema dall’occhio attento dell’ufficio Analisi quantitative. Ora però la verità sta emergendo e dimostra che Orsi ci aveva visto più lungo della Consob. Nel mirino sono finiti molti di quei titoli dell’attivo di Unipol che sono stati catalogati con la metodologia Afs (available for sale), che nel 2011 ammontavano a 2,3 miliardi di euro su un portafoglio complessivo di derivati e strutturati per 5,5 miliardi. Secondo le regole Ias 39 sotto questa dicitura vanno catalogati quei titoli che non sono “immobi-lizzati” ma sono comunque iscritti al valore di carico, salvo dover creare una riserva al passivo che esprime la differenza tra valore di carico e “fair value” (valore di mercato). Periodicamente, per ogni titolo iscritto in questa categoria la società deve fare il cosiddetto “impairment test” che serve a capire quanta parte della riserva deve essere passata a perdita vera e propria trasferendo il relativo titolo nella categoria del “fair value”. Ecco, l’irregolarità riscontrata da Consob sta proprio qui: Unipol nel bilancio 2011 doveva contabilizzare 2-300 milioni di perdite relative a titoli strutturati contabilizzati nella categoria Afs, cosa che non ha fatto anche perché i revisori di allora (Kpmg), dopo aver compiuto un esame a campione di 40 titoli su un totale di 400, avevano dato il via libera.
Che cosa farà adesso Unipol? Probabilmente riconoscerà l’errore cercando di minimizzarlo anche se il conto potrebbe aumentare con la conclusione dell’ulteriore analisi Consob che procede andando a calcolare il valore di ogni titolo. Inoltre Cimbri deve ancora risolvere una seconda contestazione, questa volta dell’Isvap, riguardante almeno altri 200 milioni di minori riserve non iscritte a bilancio da vari anni a questa parte. Questa è la prima patata bollente che passerà nelle mani di Fabrizio Saccomanni, dal primo gennaio presidente dell’Ivass (ex Isvap). Tra perdite su titoli strutturati e minori riserve per Unipol si tratta di 400-600 milioni da spesare nei bilanci 2011 e 2012 ma già coperti con l’aumento di capitale del luglio scorso.
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