Chiesa, da subito il pagamento dell’Imu

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ROMA — A sorpresa, Chiesa ed enti no profit dovranno pagare l’Imu già  da quest’anno, entro il 17 dicembre. Esattamente come gli altri 25 milioni di proprietari italiani. La notizia arriva da una circolare del Dipartimento delle Finanze che scioglie in modo definitivo l’equivoco sul 2013 come anno di partenza. Il Centro studi di Confcommercio, intanto, conferma la stangata fiscale di dicembre sulle tredicesime: un ciclone di tasse da quasi 10 miliardi in un mese – tra Imu, auto, canone Rai – il doppio di un anno fa, con l’imposta sulla casa che traina il nuovo bottino. Al punto tale che Confcommercio calcola il gettito finale Imu in una forbice tra 24 e 28 miliardi, ovvero tra 3 e 7 in più delle stime del governo. Un tesoretto che l’associazione invita ad usare per scongiurare l’aumento del-l’Iva tra sette mesi. Il presidente Napolitano, invece, intervenuto al direttivo Anci in Campidoglio, si schiera per un ritorno totale dell’imposta sul territorio: «C’è poco da fare, voi sindaci avete ragione: l’Imu deve andare ai Comuni e deve rappresentare la base della vostra autonomia».
Imu per tutti e da ora, dunque. Senza aspettare il 2013, come si credeva fin qui. La decorrenza del prossimo anno, spiega il direttore generale Fabrizia Lapecorella nella risoluzione 1/DF pubblicata mercoledì, vale solo per le nuove regole sugli edifici misti, divisi tra volontariato o culto e “profit”, per i quali l’Imu si calcola in proporzione. Ma l’imposta invece va pagata subito, già  per il 2012, dunque entro il 17 dicembre, per tutti quegli immobili dove si fa attività  commerciale, anche solo in una parte dell’edificio: l’Imu si paga per l’intero. Cliniche, alberghi, scuole private, centri culturali, ricreativi, sportivi hanno dunque dieci giorni di tempo per regolarizzarsi ed evitare sanzioni. Una notizia destinata a scatenare proteste vivaci, specie delle scuole cattoliche, da giorni in pressing sul governo per la cancellazione totale dell’imposta.
La circolare delle Finanze è però chiara. Analizza il famoso regolamento del ministero dell’Economia, che entro il 9 dicembre diventerà  legge, grazie alla complicità  del Parlamento. E ne deduce che un conto è il criterio di “proporzionalità ” per gli edifici misti, che parte dal 2013. Un altro conto sono i “requisiti generali e di settore” che definiscono le attività  “non” commerciali degli enti ed esentano dall’Imu. Questi requisiti valgono già  ora. E dunque in presenza di tariffe gratuite o simboliche e comunque non superiori alla metà  della media di mercato oppure, nel caso delle scuole, in grado di coprire solo una frazione dei costi, l’Imu non è dovuta perché l’attività  non è commerciale. Criteri vaghi e confusi che aprono ad abusi e sconti, ma che nell’imminenza dell’imposta (tra dieci giorni) è difficile rincorrere o simulare. Gli enti che ne sono privi devono pagare, a meno di disubbidienze fiscali clamorose. Le Finanze poi ricordano che per essere esentati dall’Imu, gli enti devono cambiare i loro Statuti entro il 31 dicembre (utili non distribuiti o reinvestiti nel sociale). Enti ecclesiastici inclusi, seppur privi di Statuto, che dovranno stilare un regolamento nella forma della scrittura privata registrata.


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