by Sergio Segio | 31 Dicembre 2012 10:00
A noi ora il compito di capire a fondo questa eredità , per renderla eterna, superando il senso di perdita che prova oggi il paese, e prova ancor di più chi, come me, ha avuto il privilegio di averla come amica e alleata in tutte le grandi battaglie della vita. Il primo caposaldo del suo messaggio è l’amore per la scienza e la fiducia incondizionata nella capacità del pensiero razionale di costruire il progresso della civiltà .
«La totale dedizione e il chiudere gli occhi davanti alle difficoltà : in tal modo possiamo affrontare problemi che altri, più critici e acuti, non affronterebbero». Così Rita stessa ha descritto la passione scientifica che, dal dubbio come metodo, porta al nuovo sapere e alla soluzione dei dilemmi. Questa passione, che abbiamo sempre condiviso, ci ha condotto a lottare per l’idea di una scienza al servizio della società : per la libertà di ricerca scientifica, per il sostegno finanziario e culturale alla ricerca, per il diritto di autodeterminazione della persona e le libertà di scelta che ne derivano. Il suo contributo personale all’amata scienza è noto: ha ampliato la nostra conoscenza del cervello e del sistema nervoso, tanto da farle meritare il Premio Nobel per la Medicina nel 1986 per la scoperta del NGF (fattore di crescita nervoso). Ha dimostrato che il cervello è plastico e si può modificare, offrendo nuove prospettive per la cura delle malattie neurologiche.
Il secondo caposaldo del suo messaggio la vede ancora protagonista in prima persona: la valorizzazione delle donne, patrimoni intellettuali e capitali umani inespressi o dimenticati. Cito ancora le sue parole: «Il futuro del pianeta dipende dalla possibilità di dare a tutte le donne l’accesso all’istruzione e alla leadership ». Rita si è iscritta a Medicina a Torino in un periodo, che io ho vissuto di persona e ricordo molto bene, in cui una donna medico era una rarità , per non dire uno scandalo. Ha lottato contro i pregiudizi maschilisti, contro la persecuzione nazista, contro l’antiscientificità del nostro Paese, che ha dovuto lasciare per fare ricerca negli Stati Uniti. Ha dimostrato con i fatti che una donna, se ha accesso al sapere, può ottenere risultati pari e migliori di un uomo. È una delle sole dieci donne che hanno avuto il Nobel per la medicina (gli uomini sono quasi 200) e la sola donna ad essere ammessa alla Pontificia Accademia delle scienze. Non ha mai voluto, però, essere una eccezione; al contrario si è impegnata perché il maggior numero di donne, ovunque nel mondo, possano avere accesso ad un percorso potenzialmente come il suo. In Africa, ad esempio, la sua Fondazione, in collaborazione con la mia, è impegnata per la salute e la lotta all’emarginazione delle donne.
Il terzo caposaldo è la forza dei valori del pensiero laico: la libertà , a cui ho già accennato, la tolleranza, la solidarietà , la pace. Rita ha vissuto sulla pelle gli orrori della guerra, della shoah, del nazismo, e, come me, si è dedicata ad estirpare le cause di queste follie con la forza del pensiero scientifico. Un pensiero che ci insegna che le razze non esistono, ma tutti gli uomini appartengono alla stessa specie, che geneticamente uomo e donna sono identici, che la parte cognitiva (e non arcaica) del nostro cervello si evolve e può progredire continuamente.
Il suo messaggio è quindi di fortissima fiducia nel futuro. «L’Italia è un paese ricco di giovani capaci, nessun paese ha la ricchezza in termini di capitale umano del nostro. Dico ai giovani: non pensate a voi stessi, pensate agli altri. Pensate al futuro che vi aspetta, pensate a quello che potete fare, e non temete niente». Rita Levi-Montalcini ha fatto così, entrando per sempre nella storia.
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