Bersani: ascolteremo le proposte E Ichino chiude con i Democratici

by Sergio Segio | 24 Dicembre 2012 8:44

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ROMA — «Ascolteremo con grande attenzione e rispetto le proposte di Monti» ma «già  da domani la parola passerà  agli italiani». E’ cauto il commento del segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, alle parole del presidente del Consiglio Mario Monti. Non reagisce all’analisi del premier che ha individuato nel partito tre linee diverse: «Quella Bersani, quella Fassina e quella Ichino».
Non può. Anche perché di lì a poco Pietro Ichino ufficializza il suo addio al partito: «Sono pronto a collaborare per il successo di una lista Monti e anche a guidarla, in Lombardia, se mi verrà  chiesto». Una posizione che genera allarme sull’imminente futuro del Pd, come del Pdl, e sul rischio che Monti sottragga forze a entrambi i partiti. Massimo D’Alema non crede che destabilizzerà  i due poli: «Molti ora cercano di tornare in Parlamento. E Monti può apparire una zattera di salvataggio», sottolinea da Fabio Fazio a Che tempo che fa. Ma il presidente Copasir, che nei giorni scorsi era stato duro sulla possibilità  di una discesa in campo di Monti, si mostra ancora dubbioso: «Mentre lancia il messaggio chiaro di proseguire sulla via europea per l’Italia, il presidente Monti, sulle forme di un suo impegno mantiene una riserva e vedremo cosa farà . Ma ha detto con chiarezza che non sarà  il capo di tutti quelli che sono contro la sinistra». Al premier, D’Alema, ricorda «siamo noi quello che lo hanno sostenuto con maggiore coerenza». E fa notare: «Qui c’è da una parte il centrosinistra e da una parte Berlusconi. Sono 20 anni che è così. E noi dobbiamo fermarlo. Siamo capaci solo noi». Sulla possibilità  di adeguarsi all’agenda Monti D’Alema è chiaro: «I sondaggi ci danno tra il 32 e il 36%. Sono loro che devono dire se sono d’accordo con una grande forza politica essenziale per il futuro dell’Italia». Anche perché, aggiunge D’Alema, non basta dire che la prospettiva italiana è con l’Europa: «Io voglio un’Europa con una strategia per la crescita e per il lavoro, che combatta la speculazione finanziaria. Non andare in Europa solo perché ci dicano cosa fare. Di questo vorrei parlare con Monti».
Anche Bersani rivendica il sostegno leale e coerente al governo «anche nei momenti e nelle condizioni più difficili». «Non abbiamo ragione di pentircene. Tuttavia la crisi c’è ancora e anzi — avverte — è davanti alla sua fase socialmente più acuta. Forse è questo quello che è mancato di più nelle parole, pur apprezzabili, del presidente del Consiglio». Sull’agenda Monti rimarca: «Ci stiamo lavorando da anni con proposte precise in vista di una riscossa italiana fondata su moralità  e lavoro. Ascolteremo dunque con grande attenzione e rispetto le proposte di Monti sia laddove coincideranno con le nostre, sia laddove se ne allontaneranno». E aggiunge: «Adesso bisogna preservare quel che si è fatto di buono e fare quello che non si è fatto fin qui»: «Ci vuole più cambiamento, ci vuole più equità , ci vuole più lavoro. Dunque serve una maggioranza politica non più “strana” ma vera e coerente, saldamente europeista e saldamente riformatrice».
Corregge Monti, Enrico Letta: «Perché dire che il Pd con la Cgil ha sconfitto il terrorismo? Il Pd è nato 5 anni fa …», obietta in un tweet. Ma sottolinea: «Pd-Monti: competizione leale e dialogo. Nostro avversario comune è Berlusconi».
Anche Rosy Bindi rivendica coerenza: «Monti è una risorsa per il Paese e noi lo abbiamo sempre sostenuto lealmente». Concorda Paolo Gentiloni. Convinto com’è che se il Pd «dilapidasse» i «risultati e i sacrifici» conseguiti dal governo Monti, commetterebbe «un errore». Si schiera con Ichino, Mario Adinolfi e «invita il Pd a non spostare il suo asse a sinistra».
Mentre Stefano Fassina, chiamato in causa da Monti, glissa: «Non ho seguito il dibattito. Sono impegnato in un’assemblea a Centocelle perché verifico il consenso sul territorio».

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