Benzina: giù i consumi, su la spesa

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TORINO — Quattro miliardi di litri di carburante consumati in meno e quattro miliardi di euro spesi in più. Quei quattro miliardi in più sono finiti al fisco mentre alle aziende petrolifere è andato un miliardo in meno. E’ questo il confronto tra la spesa per carburanti nei primi undici mesi del 2012 e quella dello stesso periodo del 2011. Così accade che nonostante il forte calo del consumo di benzina e gasolio, circa il 10 per cento in meno, la bolletta per gli automobilisti continui a salire (il 6 per cento in più a quota 62 miliardi). «Ma quello dell’aumento degli incassi del fisco è un fenomeno destinato a terminare presto », osserva il presidente del Centro Studi Promotor di Bologna, Gian Primo Quagliano che ha pubblicato ieri i risultati dell’indagine.
A far calare il gettito nel futuro prossimo sarà  «l’effetto Laffer» dal nome dell’economista americano Arthur Laffer che dimostrò con una curva il rapporto tra l’aumento della pressione fiscale e l’andamento delle entrate per l’Erario. Nel 1980 Laffer convinse l’allora candidato repubblicano alle presidenziali, Ronald Reagan, che oltre un certo limite l’aumento delle tasse determina una riduzione dei consumi talmente forte da essere vanificato negli effetti producendo una riduzione del gettito. «Questo sta accadendo nel settore dell’auto — sostiene Quagliano — perché negli ultimi mesi gli incrementi di imposte sui carburanti hanno prodotto aumenti del gettito decrescenti». In sostanza, si sta stressando la gallina con il rischio di strozzarla.
Dei 62 miliardi di euro spesi negli ultimi undici mesi per i carburanti in Italia, poco più della metà , 33,5, sono finiti al fisco mentre i rimanenti 28,4 sono finiti alle compagnie petrolifere e ai distributori.
Naturalmente questo bilancio si può leggere anche in altro modo. E’ quel che prova a fare la Continental, azienda produttrice di pneumatici, che misura la produzione di CO2 dai tubi di scappamento dei veicoli circolanti in Italia sempre nei primi 11 mesi del 2012. Si scopre così che in questo periodo le emissioni inquinanti sono diminuite di 10 milioni di tonnellate. Siccome in media ogni litro di carburante produce 2,5 grammi di CO2, ecco che i conti tornano. Il calo di anidride carbonica emessa nell’atmosfera equivale ai 4 miliardi di litri in meno consumati a causa della crisi. E’ vero che una parte della riduzione di emissioni inquinanti è stata ottenuta grazie al fatto che i costruttori realizzano vetture a minor impatto ambientale «ma non dobbiamo pensare che l’effetto di quegli indubbi miglioramenti — conclude Quagliano — si possa misurare nel breve arco di tempo di un anno».
A preoccupare è dunque il fatto che la riduzione delle emissioni inquinanti non è tanto dovuta alla scelta di mezzi di trasporto più ecologici quando alla rinuncia a spostarsi. Ciò che finirà  per colpire certamente l’industria dell’auto ma anche quelle legate a mezzi di trasporto alternativi. Da tempo le associazioni del settore, dall’Anfia, che riunisce i costruttori, a Federauto che rappresenta i concessionari, chiedono al governo una riduzione della pressione fiscale sui carburanti.


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