Anni di articoli “rubati” ora Google deve pagare ecco il patto con i giornali

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PARIGI – Google può essere costretto a scendere a patti per aver violato il diritto d’autore, ma il motore di ricerca è riuscito a evitare il pagamento di una tassa sui contenuti indicizzati della stampa scritta: l’accordo firmato tra Mountain View e l’Associazione della stampa belga francofona assomiglia a un pareggio. È un compromesso, con il quale Google ammette di non aver rispettato le regole, ma in cui gli editori si accontentano di una partnership industriale e commerciale. Il braccio di ferro in corso in Europa tra la multinazionale e la carta stampata, imperniato proprio sulla remunerazione degli articoli dei giornali ripubblicati da Google, è quindi destinato ad andare avanti.
Il caso belga è particolare, ma istruttivo. Sei anni fa, infatti, gli editori avevano denunciato Google News, il servizio che indicizza i siti di informazione, per violazione del diritto d’autore. Condannato in primo grado, il motore di ricerca aveva proposto indennità  considerate «derisorie» e un anno fa la sentenza è stata confermata in appello. Anziché andare in Cassazione, le due parti hanno preferito trovare un’intesa.
L’accordo, prima di tutto, salda il passato: Google indennizza la stampa belga in seguito al verdetto di condanna. Paga le spese giudiziarie e un “bonus”. Il montante è segreto, si parla di 5 milioni di euro, di cui una parte sarà  versata ai giornalisti. Come dice il presidente della stampa francofona belga, Franà§ois Le Hodey, non saranno questi soldi a salvare i giornali, ma c’è indubbiamente una novità : accettando una transazione in seguito a un provvedimento giudiziario, Google riconosce implicitamente di aver violato il diritto d’autore.
La multinazionale americana, tuttavia, si è ben guardata dall’accettare quella “Google Tax” che gli editori europei (in particolare in Francia, Germania e Italia) reclamano. Cioè una royalty da pagare ai giornali per l’indicizzazione dei loro contenuti. Cosa che Google rifiuta in termini categorici: «Un taxi non paga il ristorante cui porta clienti – spiegano i suoi rappresentanti – Se gli editori non vogliono apparire nelle nostre ricerche sono liberi di tirarsi fuori». Cosa a cui la stampa replica con prontezza: «Google guadagna soldi con la pubblicità  indicizzando i produttori di contenuti, cioè i giornali».
L’accordo belga va in un’altra direzione, un partenariato “win- win”, in cui tutti dovrebbero guadagnare. In pratica, Google inserirà  annunci per i suoi prodotti sui siti degli editori e questi ultimi acquisteranno spazi su AdWords, la piattaforma pubblicitaria del motore di ricerca; aiuterà  i giornali ad avere maggiore visibilità  integrando sui loro siti le proprie reti sociali, come Google+ (concorrente di Facebook) o Hangouts (un servizio di chat); infine, il colosso statunitense si è impegnato ad aiutare gli editori a sviluppare le offerte a pagamento.
Per il momento, è ancora difficile capire se si tratta davvero di un’intesa “win-win” e i primi commenti sono molto cauti. Gli editori belgi hanno giustificato il loro atteggiamento con la necessità  di mettere fine al contenzioso giuridico e di tornare su Google (l’assenza dal motore di ricerca è costata in termini di lettori e pubblicità  persi). Ma soprattutto si fanno poche illusioni sulla possibilità  di far cedere il colosso americano sul tema della “Google Tax”: «Era inutile immaginare un accordo sulla remunerazione dei contenuti», dice con una certa amarezza Franà§ois Le Hodey.


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