Amnesty: chi ha commesso i crimini di guerra allora?
La fine del 2012 si è caratterizzata come pietra tombale su quel poco di giustizia internazionale annunciata dai tanti, troppi, tribunali ad hoc – come quello dell’Aja per i crimini nell’ex Jugoslavia. A fine novembre c’è stata la sentenza di assoluzione – dopo una condanna precedente a più di venti anni – per Ante Gotovina, responsabile della pulizia etnica di 300mila serbi dalla Krajina e di efferate stragi di migliaia di persone commesse nei giorni dell’«Operazione Tempesta» da lui guidata nell’agosto 1995. Ma, a quanto pare, non bastava. A inizio dicembre è arrivata anche l’assoluzione per un altro criminale dei Balcani, il kosovaro albanese Ramush Haradinaj, già leader militare dell’Uck, assolto con altri due comandanti. Uno smacco, che ripiomba i Balcani nell’incertezza del diritto e di una memoria condivisa, e nel «vittimismo» alla radice d’ogni nazionalismo. Tanto che, dopo l’assoluzione da parte del Tribunale penale per l’ex Jugoslavia, Amnesty International ha ribadito la richiesta che vi sia giustizia per tutte le vittime della guerra del 1998-1999 in Kosovo, cosi come per i loro familiari.
L’ex primo ministro ed ex comandante dell’Uck Ramush Haradinaj, suo zio nonché ex comandante Lahi Brahimaj e l’ex vicecomandante Idriz Balaj, sono stati giudicati non colpevoli del reato di aver portato avanti una comune impresa criminale nei confronti di serbi, rom, egiziani e albanesi del Kosovo sospettati di collaborare con le autorità di Belgrado o comunque di non sostenere l’Uck. I tre imputati sono stati anche assolti dalle singole imputazioni relative ai crimini di guerra di omicidio, trattamento crudele e tortura nei confronti delle minoranze e degli albanesi sospettati di collaborare coi serbi, commessi nella base dell’Uck di Jablanica/Jablanic.
«Il verdetto ha fatto emergere questa domanda: se, come ha stabilito il Tribunale, i tre ex alti esponenti dell’Uck non sono colpevoli, chi ha commesso allora quei crimini? Ci sarà mai qualcuno che sarà portato di fronte alla giustizia? Sono le domande che fanno e continueranno a fare le vittime e i loro parenti, fino a quando non sarà stata fatta giustizia» ha dichiarato John Dalhuisen, direttore ddel Programma Europa e Asia centrale di Amnesty International.
Circa 800 appartenenti alle minoranze del Kosovo vennero sequestrati e uccisi dall’Uck. Solo una piccola parte dei loro corpi è stata ritrovata, esumata e consegnata alle famiglie per la sepoltura. In una regione, il Kosovo, che grazie all’intervento militare della Nato che bombardò per 78 giorni «umanitariamente» l’ex Jugoslavia, si è proclamato unilateralmente indipendente dalla Serbia. Che non lo riconosce, come non lo riconoscono molti paesi europei e la maggior parte dei paesi dell’Onu, Consiglio di sicurezza compreso.
Secondo i capi d’accusa che riguardavano anche Haradinaj, le vittime di questi crimini comprendevano kosovari di etnia serba, kossovari di etnia rom ed egiziana, un kosovaro di etnia albanese di religione cattolica così come altri kossovari di etnia albanese. Sebbene il Tribunale avesse stabilito che alcune di queste persone furono sottoposte a maltrattamenti e torture, ha concluso che una sola persona era stata uccisa all’interno della base dell’Uck.
Nel 2009, la Camera d’appello del Tribunale aveva ordinato un nuovo processo perché il giudizio precedente «non aveva tenuto in considerazione quanto gravi fossero, rispetto all’integrità del processo, le intimidazioni subite dai testimoni» e «non aveva preso misure sufficienti per contrastare il clima d’intimidazione che aveva pervaso il processo». Nel nuovo processo, sono comparsi solo due testimoni. «I sequestri di appartenenti alle minoranze e di albanesi considerati traditori dell’Uck sono crimini di guerra e in alcuni casi crimini contro l’umanità . Devono essere indagati come tali e sia l’Eulex che le autorità del Kosovo devono fare tutto ciò che è in loro potere per garantire che i responsabili siano portati di fronte alla giustizia» ha proseguito nella sua denuncia Dalhuisen. A oggi, ciò è accaduto in ben poche occasioni. L’Eulex, la missione di polizia e giustizia dell’Unione europea, ha l’incarico di indagare e perseguire i crimini di diritto internazionale, compresi i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità . Ciò nonostante, nel 2009, ha trasferito alle procure locali kosovare le inchieste su tutti e 62 i casi di sequestro di membri delle minoranze e lì sono rimasti fermi, senza ulteriori indagini o processi. «Le autorità del Kosovo – accusa Dalhuisen – hanno mostrato la totale mancanza della volontà politica di sostenere le indagini e i processi per questi sequestri, come è emerso con evidenza nel corso di quest’anno, quando il primo ministro Hasim Thaqi ha sfidato il diritto dell’Eulex di arrestare un ex comandante dell’Uck e l’ex ministro del Trasporto Fatmir Limaj, accusati di sequestro, detenzione e omicidio di kosovari serbi e albanesi». «Di fronte a questa clamorosa interferenza politica sul corso della giustizia da parte del governo kosovaro, è doveroso che l’Eulex riporti sotto la sua giurisdizione questi 62 casi, per assicurare che giustizia potrà essere fatta in Kosovo» ha concluso Dalhuisen. Niente da fare, ingiustizia è fatta.
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