Alle urne il 24 febbraio con il sì di Napolitano Monti vede i centristi

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ROMA — Elezioni: si va verso il voto il 24 febbraio 2013. La data non è stata ancora formalmente fissata, ma il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha preso atto dell’indicazione messa nero su bianco in una lettera indirizzata al Presidente della Repubblica dal Ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri: «Meglio votare il 24 febbraio».
Dopo una giornata di minacce di ostruzionismo del Pdl sulla legge di stabilità  e sul decreto legge sulle firme necessarie a presentare le liste, di sospetti incrociati tra partiti e di segnali, come il rinvio a data da destinarsi della Conferenza di fine anno del premier Mario Monti, Napolitano ha messo fine all’incertezza. Il 24 febbraio è «la data più idonea». Il Partito democratico «converge» sul 24: «Evitiamo di fare polemiche. Noi siamo pronti», e successivamente arriva un’analoga presa d’atto da parte di Angelino Alfano, segretario del Pdl: «Anche per noi è la data migliore».
Il 24 e 25 febbraio, dunque. E sarà  un completo «election day», perché oltre a Lombardia e Molise, già  accorpate dal governo alle politiche, anche Renata Polverini, presidente uscente della Regione Lazio, ha annunciato che indirà  i comizi elettorali non appena la data delle elezioni politiche sarà  fissata ufficialmente.
Irritato dalla richiesta di rinvio delle elezioni da parte di Berlusconi durante l’intervista a Porta a Porta, il Quirinale aveva diramato in mattinata una nota per puntualizzare che «le ipotesi di data per lo scioglimento delle Camere all’esame del presidente della Repubblica, che ne ha la prerogativa esclusiva sentiti i presidenti delle due assemblee, non sono dettate da alcuna forzatura o frettolosità ». Mentre chiarisce Napolitano, «è interesse del Paese evitare un prolungamento di siffatta condizione di incertezza istituzionale» e di non dover assistere ad una prolungata campagna elettorale.
Il rinvio di ora in ora, fino alle 15 di ieri, dell’approdo del ddl stabilità  nell’Aula del Senato, così come lo spostamento di un giorno, alla Camera, del voto sul decreto per dimezzare le firme e anche l’annuncio del rinvio della conferenza stampa di fine anno del premier Mario Monti, hanno alimentato per tutto il pomeriggio l’incertezza sulla data del voto. Poi la titolare del Viminale ha scritto a Napolitano, spiegandogli che, anche se la macchina elettorale potrebbe essere pronta per il 17 febbraio, sarebbe meglio votare una settimana dopo, vista «la complessità  e delicatezza degli adempimenti tecnici connessi al voto degli italiani all’estero», recependo in parte le preoccupazioni espresse dal Pdl, e la situazione si è sbloccata.
Lo scioglimento delle Camere avverrà  a questo punto nel fine settimana, con il decreto del Presidente della Repubblica che sarà  pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale di lunedì, e sempre nel fine settimana dovrebbe esserci l’atteso discorso del premier Mario Monti sul suo futuro politico. «Tra sabato e domenica», ha pronosticato il ministro Andrea Riccardi, che ha partecipato insieme al leader di Italia Futura Luca Cordero di Montezemolo, al leader udc Pier Ferdinando Casini, al segretario dello stesso partito Lorenzo Cesa, ad un incontro nella sede del governo con Monti. Mentre Gianfranco Fini fa informalmente sapere che per ragioni di opportunità  istituzionale, in quanto presidente della Camera ha evitato di essere presente. Al termine, Casini è il più esplicito: «In cuor suo ha deciso», dice. Ma poi, su richiesta del professore, corregge il tiro: «Deciderà ».
«Questa mattina all’incontro con il premier Monti abbiamo parlato della responsabilità  di non compromettere il lavoro di un anno. L’obiettivo è lasciarsi alle spalle una stagione di instabilità  e il debito pubblico. Abbiamo un’affinità  di pensiero molto forte con Monti», commenta ancora Casini in serata parlando del vertice di ieri a Palazzo Chigi.
Riccardi non si sbilancia, ma indica, come si diceva, una precisa deadline spiegando che il rebus sarà  sciolto fra sabato e domenica. Il fondatore della Comunità  di Sant’Egidio ci tiene a sottolineare, riferendosi a Monti, che il termine «discesa in campo non gli appartiene», ma ribadisce che è intenzione del premier lasciare una «agenda» per completare il lavoro iniziato.


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