Welfare: sindaci in piazza contro i tagli. “L’ultima mannaia si chiama Tares”

by Sergio Segio | 21 Novembre 2012 15:46

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MILANO –  I gonfaloni sfilano fino a piazza della Scala, da Santa Maria delle Grazie. Manifestano contro  i tagli del governo Monti: mettono in pericolo i servizi e la stessa esistenza del welfare cittadino. “Siamo pronti a portare avanti un conflitto istituzionale, nel rispetto della legalità , ma il governo deve dare un segnale”, dichiara Giuliano Pisapia dal palco allestito di fronte a Palazzo Marino. A Milano, oltre al padrone di casa Pisapia, ci sono tutti, dai volti noti di Gianni Alemanno, Piero Fassino, Graziano Delrio ai tanti amministratori meno famosi di migliaia di comuni italiani.
Le batoste alle casse comunali arrivano dal patto di stabilità , dall’imu, dal decreto salva enti. “La nostra stima è che in tre anni perderemo 480 milioni di euro – dice Giuliano Pisapia -. il Governo deve invertire la rotta”. E ci sono temi, come la copertura finanziaria del sostegno agli alunnni disabili, che impongono una redistribuzione delle responsabilità  degli enti locali: a pagare dovrebbe essere la Provincia, che spesso però non versa un euro, in attesa che lo facciano i Comuni. “È del tutto evidente che il superamento delle Province e l’istituzione delle dieci città  metropolitane porterà  al superamento di certe questioni”, aggiunge Pisapia.

I costi ultimi, dicono i sindaci, gravano sempre sui Comuni. L’ultima tra le mannaie si chiama Tares: “Un’imposta sui servizi indivisibili, attiva dal 2013, che funzionerà  tipo Imu: i cittadini penseranno di pagare i Comuni, invece incasserà  Roma”, sostiene Marzio Iotti, primo cittadino di Correggio, provincia di Reggio Emilia. Sono tanti i servizi a rischio, tanto che i sindaci chiamano in aiuto le associazioni del terzo settore. A Tradate, un paese in provincia di Varese da 18.500 abitanti, il Comune sta cercando di creare un consorzio con altri comuni per garantire i propri servizi. “Oltretutto l’amministrazione precedente non ha rispettato il patto di stabilità  e ora noi non possiamo più investire”, commenta Laura Cavalotti, sindaco del paese. “I servizi sociali – aggiunge – sono quelli che nel contesto crisi hanno bisogno più aiuto e maggiori risorse”. Chi dà  sollievo ai poveri e alle famoglie in difficoltà  è Caritas, senza la quale il comune non riuscirebbe fornire i servizi richiesti. Altro tema chiave sono i empi dei trasferimenti, ancora troppo lunghi: “Sercirebbe un ente di controllo”, conclude Cavalotti. (lb)

 

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