Voto femminile, campo di battaglia finale

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Da mesi in America è caccia aperta al voto delle donne, una fetta dell’elettorato decisiva per la conquista della Casa Bianca. In un mondo perfetto, ogni candidato vorrebbe prevalere tra gli elettori di entrambi i sessi, ma se già  nel 2008 Obama vinse tra gli uomini solo per un punto percentuale, oggi è costretto a scommettere ancor più sul «Gender gap» — che però si è assottigliato secondo alcuni sondaggi recenti.

Se ogni lotta ha un suo simbolo — Tahrir Square, Montgomery Alabama, Bloody Sunday — quella per le donne nel 2012 è stata definita «la battaglia dell’utero», con la studentessa Sandra Fluke bollata come «sgualdrina» da un commentatore di destra per aver sostenuto che i contraccettivi devono essere coperti dall’assicurazione sanitaria, con i candidati repubblicani al Congresso Todd Akin e Richard Mourdock proiettati sulla scena globale da disquisizioni sul «vero stupro» e sull’opposizione divina all’aborto anche dopo abusi sessuali. Questa battaglia è diventata a un certo punto una «guerra per le casalinghe», quando la consulente liberal Hilary Rosen ha pensato di poter neutralizzare Ann Romney definendola «una donna che non ha lavorato nemmeno un giorno nella vita», dunque incapace di capire la crisi. I tweet indignati dell’aspirante first lady (nonché del figlio Josh: «mia madre avrebbe potuto far tutto ma ha deciso di crescere me») a nome di tutte le casalinghe d’America hanno fatto correre ai ripari il team di Obama, forse memore di quando, nel 2004, la moglie di John Kerry disse di non esser certa se Laura Bush avesse mai lavorato.
Chi sta vincendo tra le donne? Obama, grazie soprattutto alle giovani, alle laureate, alle minoranze. Romney ha recuperato però mostrandosi diverso dalla caricatura dipintagli addosso dal rivale e diverso anche dal «severo conservatore» da lui stesso impersonato nelle primarie: ora promette accesso ai contraccettivi, in casi estremi, il diritto all’aborto, e parla di pace non di guerra. Ma alla fine, si combatte soprattutto per le «waitress moms», le bianche senza laurea che per i sondaggisti sono le donne più indecise (non tutte letteralmente cameriere), eredi in tempi di crisi delle «soccer moms» degli Anni 90 e delle «security moms» del dopo 11 settembre. Le donne sono state le più colpite dalla disoccupazione sotto Obama. Ma se questo le porterà  a votare per Romney resta oggetto di dibattito. Dovranno decidere a chi sia meglio affidare il futuro.


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