Visco: l’industria italiana si è adattata in ritardo alla crisi
«L’andamento insoddisfacente dell’economia italiana nell’ultimo ventennio riflette la sua difficoltà di adattarsi a importanti fattori di cambiamento del contesto economico internazionale», quali «il mutamento del paradigma tecnologico» e «la crescente integrazione mondiale dei mercati reali e finanziari» dice Visco osservando che da questi cambiamenti «è derivato un aumento della pressione concorrenziale, forte e repentino». Il processo di adattamento dell’industria italiana, reso più difficile dalla ridotta dimensione aziendale, «è iniziato però con ritardo e ha coinvolto una quota ancora insufficiente di imprese». Per questo «è importante che il processo di ristrutturazione si allarghi e sia sostenuto dal nostro sistema bancario, con le strutture e le professionalità adeguate a sfide che si giocano in primo luogo sui mercati internazionali». Anche le risorse imprenditoriali a vocazione locale devono essere mobilitate, e in questo quadro devono rafforzare la loro presenza proprio le banche cooperative (Bcc). La crisi , secondo il governatore, ha messo alla prova il loro tradizionale ruolo, perché la recessione si è fatta sentire aumentando la rischiosità degli impieghi che si traduce, come nel resto del sistema, in un aumento delle sofferenze mentre le tensioni sui mercati internazionali determinano difficoltà nella raccolta all’ingrosso, solo in parte attenuate nell’anno in corso dal rifinanziamento presso l’Eurosistema. Ne è conseguito un ulteriore rallentamento dei finanziamenti: anche presso le Bcc, rileva il governatore, la crescita dei prestiti si è interrotta e a settembre si è osservata una lieve contrazione (-0,6 per cento).
Scarsa redditività e scadimento della qualità degli attivi iniziano poi «a condizionare la tradizionale robustezza patrimoniale». Insomma, il modello operativo e la governance delle banche cooperative devono essere rivisti. «È urgente rimuovere alcuni aspetti di debolezza sui quali è alta l’attenzione della Vigilanza» avverte Visco che tra l’altro segnala «le competenze non sempre adeguate degli esponenti aziendali, lo scarso rinnovo degli organi collegiali e il basso grado di incisività e indipendenza dei Collegi sindacali». Secondo Visco bisogna «eliminare inefficienze operative non più sostenibili» e per farlo «è necessario affiancare a tali azioni la riorganizzazione della rete associativa».
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