by Sergio Segio | 9 Novembre 2012 8:20
ROMA — Il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri ha scelto il prefetto che subentra al dimissionario Nicola Izzo. Il nuovo vicecapo vicario della Polizia è Alessandro Marangoni, 60enne goriziano, già questore di Milano dal novembre 2010 all’estate scorsa (prima ancora aveva guidato la questura di Palermo), e da soli due mesi direttore centrale per le risorse umane del Dipartimento di Pubblica sicurezza. Mentre Antonio Manganelli, cui ieri la Cancellieri ha riconfermato personalmente la sua
fiducia e quella del Governo, resterà al vertice del Dipartimento fino alla scadenza naturale del suo mandato. La nomina di Marangoni, che verrà formalizzata oggi dal ministro in un “movimento” di prefetti che vede per altro l’arrivo al Dipartimento di altri due nuovi dirigenti (uno dei quali è Pasquale Piscitelli, sino ad oggi ai Servizi, quale vicedirettore generale vicario del Dis), chiude dunque, almeno per il momento, la partita sugli assetti di vertice della Polizia aperta dal Corvo. Ma nella soluzione che salva Manganelli, condivisa da Palazzo Chigi e dallo stesso Pd (che nella giornata di consultazioni di ieri aveva manifestato la sua contrarietà a una sostituzione del capo della Polizia in questa fase), la Cancellieri ha voluto comunque dare il segno di una decisione autonoma rispetto alle sollecitazioni che pure erano arrivate dal Dipartimento (che avrebbe gradito al posto di Izzo l’attuale capo della segreteria Alessandro Valeri). Marangoni infatti è prefetto “giovane” e vanta un rapporto diretto con la Cancellieri. E se è vero che il suo legame con Izzo, l’uomo di cui prende ora il posto, è sempre stato saldo come una gomena fin dai giorni terribili della “caserma Raniero”, quando era suo capo di Gabinetto alla questura di Napoli e Izzo venne travolto dall’inchiesta della Procura sulle percosse e gli insulti di cui furono vittima manifestanti napoletani nel marzo 2001, è altrettanto vero che la sua scelta non risponde a una logica di cooptazione nella “squadra” di vertice. Il che, agli occhi di Manganelli e dell’intero Dipartimento, suona come garbato avviso ai naviganti sulla volontà del ministro e del Governo di cominciare ad avere una presa sul vertice della Polizia.
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