by Sergio Segio | 27 Novembre 2012 7:15
ROMA — «Cerco di impegnarmi per non far vincere Renzi», dice Nichi Vendola. Ed ecco chiarito il primo dubbio post-risultati delle primarie: a chi andranno nel secondo turno i 485 mila voti presi dal leader di Sel, il quasi 16 per cento (20 per cento in alcune grandi città ) che può fare la differenza? «Renzi — prosegue il presidente della Regione Puglia — è un innovatore, ma nella sostanza riproduce gli slogan conservatori della società liberista». Dunque tutto quel «tesoro» finirà nelle urne di Bersani? Non è così semplice.
Vendola ieri ha detto che lui non farà «contrattazioni né mercato», ma ha preparato una «lettera aperta» per il segretario Pd. Vendola chiede a Bersani di parlare chiaro, in questa settimana, liberando nell’aria «profumo di sinistra». Il rischio è che almeno una parte degli elettori di Vendola, se non sentiranno declinati i loro temi preferiti, rinuncino a votare al ballottaggio.
Bersani seguirà l’indicazione, si sposterà a sinistra? Potrebbe in questo modo irritare gli ex popolari del suo partito. Dice Giuseppe Fioroni, uno dei più rappresentativi: «A questo punto non servono concessioni a sinistra. Per vincere, Bersani deve continuare a spiegare cosa vogliamo fare, dare l’idea che lui, da futuro premier, saprà tenere assieme la squadra di governo. Bersani è un punto di equilibrio. Se poi gli elettori di Vendola pensano che sia meglio Renzi, pazienza». Bersani ostenta serenità . Dalla sua Piacenza dice: «Ci sono evidenti punti di assonanza e convergenza con Vendola, per esempio su scuola, lavoro, precarietà e anche diritti, a partire dalla parità di genere. Con il mondo che porta avanti questi valori, ma in una chiave di governo, credo che il rapporto per me sia agevole». «Ma non stiamo facendo bilancini o manuali Cencelli», dice Bersani. Oggi, comunque, sarà a Roma, davanti a un’azienda in crisi e in settimana farà tappa nella Puglia di Nichi.
Vendola ha firmato a metà ottobre con Bersani e il socialista Nencini la «Carta d’intenti», un programma per il futuro governo. Ora vorrebbe che Bersani andasse oltre: «L’agenda Monti in quella Carta non c’è». Quindi sì al taglio del debito pubblico, ma «senza strangolare i ceti deboli e senza inginocchiarsi all’Europa liberista». No al recente accordo sulla produttività . Taglio dell’acquisto di cacciabombardieri F35. Bersani per ora non scende su questo terreno. Ma quando gli chiedono se Vendola in un futuro governo non possa creare problemi come quelli che Bertinotti procurò a Prodi, non risparmia complimenti: «Continuare a descriverlo come fosse una persona da mettere in apprendistato o sotto verifica è stravagante: Vendola governa da anni una delle maggiori Regioni d’Italia e lo fa in modo molto ma molto migliore di governi del centrodestra del Sud».
Matteo Renzi non si rassegna all’endorsement negativo di Vendola: «C’è una parte di vendoliani, a Milano e Roma soprattutto, che hanno espresso un voto di opinione e noi con loro abbiamo chance». E ancora: «Credo che l’elettore di Vendola abbia più piacere ad avere una profonda rottura nel gruppo dirigente del centrosinistra».
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