Vaccino italiano anti-Aids, “uno scandalo costato 60 milioni”

by Sergio Segio | 28 Novembre 2012 17:26

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ROMA – “Non credo ora, come non credevo allora, che esista un grammo di logica (né dati) che indichi nella Tat un possibile vaccino”. Lo dichiara Robert Gallo – direttore dell’Institute of Human Virology del Maryland e scopritore nel 1983 del virus dell’Hiv di tipo 1 – nella sua prefazione al libro “Aids – Lo scandalo del vaccino italiano” di Vittorio Agnoletto e Carlo Gnetti, edito da Feltrinelli e in uscita oggi nelle librerie. Il libro pone l’attenzione sulle critiche e sui dubbi dei consessi scientifici internazionali rispetto a quello che, dal 23 ottobre 1998, è stato annunciato, come una scoperta storica, il vaccino “italiano” contro l’Aids. Agnoletto e Gnetti evidenziano il mancato rispetto dei protocolli per la sperimentazione sugli animali; i conflitti di interessi e la poca trasparenza nella concessione dei finanziamenti pubblici, in tutto 60 milioni. Nel testo, Gallo afferma che la proteina virale Tat – sulla quale si basa il progetto di ricerca attualmente portato avanti dall’Iss (Istituto Superiore di Sanità ) – “suscitò qualche interesse come vaccino terapeutico nella prima metà  degli anni ’90, ma non dopo il 1995, quando ormai erano disponibili terapie farmacologiche anti-Hiv estremamente efficaci”. Inoltre, lo scienziato sottolinea “il termine corretto dovrebbe essere immunoterapia in modo da evitare confusione con un vero vaccino, che previene l’infezione”.

A scoprire la proteina Tat – su cui è basata la ricerca del vaccino italiano – fu, a metà  degli anni ’80, proprio dal gruppo di lavoro del professor Robert Gallo, all’università  di Baltimora nel Maryland in collaborazione con altri centri di ricerca. Nella sua prefazione al libro di Agnoletto e Gnetti, Gallo racconta che l’attuale Direttore del Centro Nazionale Aids dell’Iss, Barbara Ensoli, andò nei tardi anni ’80 e primi ’90 nel suo laboratorio, all’epoca il National Cancer Institute, come ricercatrice post-dottorato e lavorò “sulla biologia del sarcoma di Kaposi, un tumore agevolato dalla presenza dell’Hiv”. “Parte dell’aumentata attività  infiammatoria sembrava essere mediata da una specifica proteina dell’Hiv la Tat, scoperta in precedenti studi condotti in collaborazione tra i ricercatori del mio gruppo e del gruppo di Harvard di Haseltine”, specifica Gallo che prosegue raccontando di essere rimasto molto sorpreso che Ensoli, una volta rientrata in Italia “fosse a capo di un gruppo di ricerca sui vaccini e controllasse in qualche modo i finanziamenti”. “Perchè – specifica Gallo – negli anni trascorsi con me Barbara non aveva mai lavorato in immunologia, tantomeno sui vaccini. E in realtà  aveva lavorato di rado sui virus”.

All’introduzione di Gallo, pubblicata ieri dal quotidiano “La Repubblica” ha replicato sullo stesso giornale, la Ensoli, affermando che “Il programma del vaccino è giunto a completamento della fase II della sperimentazione terapeutica con eccellenti risultati pubblicati sulla rivista scientifica PlosOne” e ribadendo la validità  della sua formazione scientifica in immunologia. Tuttavia, la Feltrinelli ha contro-replicato a nome degli autori con una nota in cui afferma che “la dottoressa Ensoli, non solo non smentisce nulla di quanto contenuto nel libro, anzi ne conferma totalmente il contenuto”. “Non e’ un caso che non parli del vaccino preventivo, continua la nota, il vero e proprio vaccino che, a distanza di 14 anni dal grande annuncio mediatico e dopo un grande utilizzo di risorse pubbliche, rincomincia il suo percorso dall’inizio, dalla fase I e con un disegno clinico totalmente diverso”. (Ludovica Jona)

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