Tutte le donne del presidente

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Anzi, con una spaccatura molto accentuata (anche nelle rispettive strategie delle campagne di Obama e Romney) tra il voto bianco e quello delle minoranze etniche, le donne (con tutti i limiti che une generalizzazione simile può implicare) diventano ancora più un terreno di scontro. Il 2012 è stato anche un anno in cui alcuni diritti fondamentali della donna sono stati rimessi in discussione più aggressivamente del solito. Ne abbiamo parlato con la scrittrice ed editorialista del settimanale The Nation Katha Pollitt.
Fino a circa un mese fa Obama era in testa di parecchi punti nei sondaggi quando si parlava del voto delle donne. Adesso parrebbe che il gender gap, la forbice che separa l’elettorato maschile da quello femminile, si sia un po’ ristretto. Perché?
Credo che, alla fine, rimarrà  simile a quello di 4 anni fai, superiore all’8%. Le donne in America sono più facilmente democratiche, per molte ragioni. E più raramente sottoscrivono quell’istinto libertario, antigoverno che caratterizza oggi gran parte dell’elettorato repubblicano. Ma in questo paese, il gender gap è intrinsecamente legato alla razza. Perché quando si parla di differenza nel voto degli uomini e delle donne, si parla poi sempre dei bianchi. Uomini e donne afroamericani, sono tutti per Obama. Romney è veramente «il» candidato degli uomini bianchi. Io trovo curioso che le donne possano prendere in considerazione di votare per un partito che, ogni due settimane, dice qualcosa di inammissibile sullo stupro. Ma è vero che gli individui hanno una percezione dei loro interessi tutta particolare. Pensa a quante gente votava Berlusconi in Italia.
George W. Bush era riuscito a portare dalla sua una parte dell’elettorato femminile grazie al tema delle sicurezza. Adesso si dice che Romney piace per l’economia. Non crede che in queste caratterizzazioni entrino in gioco anche molti stereotipi sulla donna? 
C’è chi, effettivamente, dice «mi piace Obama perché appoggia il diritto alla scelta delle donne. Ma voto Romney per l’economia». Anche se in realtà  Romney è il contrario di una soluzione. Però la frustrazione economica è reale, e le donne sono state particolarmente colpite dalla recessione. Uno si sente disperato: dovevo avere un lavoro e, in quattro anni, non ce l’ho ancora! Questo presidente ha avuto la sua chance, proviamo con l’altro. 
Ecografie obbligatorie, «stupro legittimo», emendamenti per tagliare i fondi ai consultori di Planned Parenthood e metter fuori legge gli anticoncezionali. Gli attacchi sul corpo della donna hanno assunto toni anche visivamente molto sinistri. Se questa è veramente l’elezione «Alamo» per il maschio bianco, crede che questa aggressività  sia parte delle stessa paura che ha rispolverato manifestazioni di razzismo e xenofobia che non si vedevano da anni?
È provato che molti di coloro contrari all’aborto pensano di non conoscere nessuno che ne abbia usufruito. Che sia una cosa per le puttane e per i poveri. Perché amici e parenti che hanno abortito non glielo dicono. Quindi le questioni di razza, etnia e classe giocano moltissimo. Però, al di là  delle elezioni, i sondaggi confermano che queste misure proposte dai repubblicani non sono molto popolari tra le donne. La base del partito repubblicano e molto più estremista di quanto non lo fosse venti anni fa. La destra religiosa ha guadagnato potere al suo interno. Politici come Todd Akin – con il suo stupro legittimo – oggi hanno un seguito.
Se Romney viene eletto dovrà  dare loro qualcosa… E il modo più facile sarebbe farlo attraverso la Corte suprema. 
Esatto! Non capisco come qualcuno possa dire: mi fido di Romney quando si parla della libertà  di scelta – sarà  moderato come in Massachusetts. Intanto, come governatore repubblicano di uno stato democratico, non poteva avanzare un programma sociale troppo conservatore. E comunque anche in Massachusetts dopo due anni è diventato pro life. Se sarà  eletto, dovrà  assecondare quelle posizioni, e gli basterà  nominare un giudice molto conservatore alla Corte.
Secondo alcuni sondaggi pubblicati l’altro giorno, il problema di Obama rispetto al voto femminile rimane tra le donne bianche, povere e meno istruite. È stato così anche l’elezione scorsa. Perché il movimento per i diritti della donna non riesce ancora a raggiungere questo strato?
È una domanda da un milione di dollari. Anche perché, storicamente, certe grandi battaglie per la parità  dei diritti sono state portate avanti proprio da donne che facevano parte della classe lavoratrice. Come Lily Ledbetter, che dà  il nome alla legge firmata da Obama contro la discriminazione salariale. E la maggioranza di chi guadagna meno di 50.000 dollari all’anno vota democratico. Per me rimane un mistero che esistano delle donne che non si ritengono «femministe». Ma è vero che in questa campagna elettorale non si sta parlando di ciò che davvero aiuterebbe le donne nella vita di tutti i giorni. Mi riferisco per esempio agli asili nido e alle scuole materne. Se non si parla di cose così urgenti è ovvio che poi c’è chi si sente meno coinvolto nel discorso politico.
Ha fatto abbastanza, secondo lei, Obama per comunicare che si sta parlando anche di questo?
Posto che gli avrebbero bloccato qualsiasi iniziativa, credo di no. Invece ritengo che ci sarebbe un reale vantaggio politico. Come dicevo in un un pezzo che ho scritto qualche tempo fa, in Francia un disoccupato riceve più assistenza da solo di quanta ne riceva qui una famiglia di quattro persone. Certo che poi abbiamo un’epidemia di povertà  infantile. E io non credo che il movimento delle donne, e la sinistra in generale, abbiano saputo stabilire una connection con questi bisogni molto essenziali delle gente che lavora. Il partito democratico parla sempre su un piano molto più astratto. 
Quest’anno ci sono 18 donne candidate al Senato. Tantissime anche alla Camera…
Ci sono candidate ottime per il Senato, come Tammy Baldwyn in Wisconsin, Elizabeth Warren in Massachusetts, Mazie Hirano alle Hawaii. E anche per la Camera. In effetti potrebbe succedere che, con le elezioni, i democratici al Congresso si spostino più a sinistra. Perché i moderati Blue Dog non hanno avuto molto successo. Ma saranno anche eletti dei repubblicani iperconservatori.
Ma non sembra che il Tea party stia andando così bene come nel 2010.
Spero che lei abbia ragione. Magari è stata la loro vetta. 
E se Obama è rieletto avremo un presidente più libero di avanzare un programma progressista?
I repubblicani faranno di tutto per bloccarlo, anche se non so se saranno efficaci come in questi 4 anni. Si dice sempre che, al secondo mandato, un presidente può essere libero. Ma credo invece che sentiremo ancora parlare di grand bargain, del compromesso sui tagli allo stato sociale. Perché non conta solo chi è al Congresso ma anche le forze che gli stanno dietro. Ma, se Obama sarà  rieletto, avremmo un piano sanitario nazionale. Una cosa magnifica per 30 milioni di persone. E c’è margine per migliorare la legge, anche baipassando il Congresso. Quella sì che è una vittoria storica.


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