by Sergio Segio | 13 Novembre 2012 7:42
BERLINO. «Ci preoccupa in Europa la situazione a sud delle Alpi, ma anche quella a ovest del Reno». Le poche parole del grand-patron di Volkswagen, Herr Professor Doktor Ferdinand Piech, in una lunga intervista a Bild am Sonntag, domenica l’hanno detta tutta sull’allerta e il pessimismo tedeschi per la situazione francese. Equiparata per la prima volta a quella dell’Europa meridionale. A livello ufficiale, ovviamente, cogli solo confessioni rigorosamente off-the-record, ma il sentimento c’è tutto. Mai come oggi, Berlino vive con disagio il rapporto privilegiato con la Francia. E maicomeoggis’interrogasenzacertezzesul futuro della Quinta Repubblica, sul forte rischio di declino che Parigi corre, e quindi sull’avvenire del tandem, che fino ad oggi ha guidato l’Europa.
È un sentimento nuovo e in parte scomodo, quello che l’establishment tedesco vive in questi giorni verso l’alleato francese. Proprio mentre attende chiarimenti, dalla conferenza stampa annunciata del presidente Hollande e dalla visita qui del primo ministro Ayrault. Al fondo, fanno capire ambienti molto vicini alla cancelliera Angela Merkel, è il modo dell’alleato di porsi verso il mondo contemporaneo. Troppe difese di una vecchia, insostenibile abitudine al dirigismo statalista e al ruolo di monopolista delle grandi aziende statali, sentiamo dire, sono problemi profondi. Aggravati dall’apparente indecisione del nuovo presidente, e dalla sua tendenza a punire aziende e ricchi. Non è rimpianto di Sarkozy, avvertono subitolefontidell’establishment.Solosuun piano di facciata, il predecessore di Hollande garantiva più immagine d’intesa con Angela Merkel. Nel midollo, era un leader francese vecchio stile anche lui. Stato, monopoli pubblici, ben poca voglia di cedere sovranità all’Europa. Adesso, secondo il centrodestra tedesco, la nuova maggioranza francese sembra senza bussola. Mentre l’economia è in recessione, il debito pubblico francese vola attorno al 90 per cento del prodotto interno lordo, e la competitività del made in France appare debole e a rischio. «Il grande difetto di Sarkozy», dice Sascha Lenartz, editorialista della
Welt, «era decidere sempre senza riflettere o ascoltare consigli; il difetto di Hollande, visto da Berlino, è ascoltare troppi consigli prima di non decidere nulla».
È una svolta epocale. Mai, nemmeno nel 1989 quando Mitterrand sembrò ostile alla riunificazione tedesca accelerata da Kohl, si sono sentiti qui tanti pareri negativi sulla Francia. Fino alla sfiducia verso la sua realtà economica: 12 fabbriche di auto a ovest del Reno, dicono qui i potenti delle quattro ruote made in Germany, sono troppe. Persino nelle eccellenze (aerospaziale, difesa) la cooperazione bilaterale perde colpi. Infine, il nuovo ruolo di Hollande forte alleato dell’Italia di Monti o della Spagna di Rajoy. «Non ha ancora deciso se essere il partner di Berlino o il leader del “Club Méditerranée” », dice Michael Stuermer, ex consigliere di Kohl.
Una rottura resta impossibile, un tandem com’era fino a ieri appare sempre più problematico. A Parigi è l’ora degli esitanti temporeggiatori, nota Braunberger sulla
Frankfurter Allgemeine, «e anche Chirac e Sarkozy non toccavano i vecchi privilegi e strutture del modello francese». Tra una Germania più forte anche nella recessione e la Francia indebolita, qui il matrimonio lo vedono sempre più a due velocità , per non dire in crisi.
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