Stretta sulla produttività  La mediazione del governo

by Sergio Segio | 11 Novembre 2012 8:00

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ROMA — Palazzo Chigi scende in campo per verificare i margini di un accordo sulla produttività , ancorché non unitario. Dopo il rinvio di giovedì scorso, dovuto al passo indietro della Cgil, ieri è stata una giornata di contatti informali in cui il governo avrebbe cercato di fare il punto e valutare se è il caso di spendere la carta dell’intervento diretto del presidente del Consiglio, Mario Monti. Un’entrata in scena che molti auspicano per sciogliere i nodi e approdare al «premio» di 1,6 miliardi di incentivi promessi dalla legge di Stabilità  in caso di accordo.
«Spero in un risultato del negoziato tra le parti sociali che il governo ha stimolato per accrescere la competitività  â€” ha detto ieri Monti intervenendo telefonicamente in un’iniziativa promossa dalla società  civile — seppur con risorse scarse, per appoggiare la trasformazione degli istituti contrattuali in favore della produttività ». Una sorta di appello a superare le divisioni condiviso dal ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, che ieri ha detto di augurarsi «una soluzione di alto livello e condivisa che porterebbe anche molta credibilità  al nostro Paese».
Intanto il confronto formale non dovrebbe riprendere lunedì a causa dell’indisponibilità  del presidente degli industriali, Giorgio Squinzi, in visita a Marcinelle, in Belgio. A questo punto è possibile che si salti a giovedì, cioè a dopo la manifestazione convocata dalla Cgil il 14 contro le politiche d’austerità . È proprio questo un passaggio che in molti ritengono fondamentale per valutare se l’irrigidimento del leader della Cgil, Susanna Camusso, sia più dovuto alla scadenza dello sciopero generale o a quelle che alcune considerano valutazioni puramente politiche.
Propenderebbe per le seconde Giorgio Squinzi, che in Camusso e nella sua volontà  di approdare a un accordo aveva creduto, fino a spaccare il fronte delle imprese pur di portare avanti l’obiettivo di un accordo unitario. Ora Squinzi si sentirebbe «tradito e amareggiato» e ieri avrebbe sondato la base per capire se proseguire ugualmente senza la Cgil o ritirarsi.
È infatti proprio il presidente confindustriale a essere diventato l’ago della bilancia: se infatti viale Astronomia di fronte al «no» della Cgil si sfilasse dalla trattativa, questa sarebbe definitivamente morta. Se invece restasse, forse lo stesso Monti, dopo un’attenta valutazione del peso specifico dell’accordo, potrebbe ugualmente considerare esaurito il compito delle parti di innovare la materia della produttività . I più stretti collaboratori di Squinzi dicono che il presidente non ha ancora deciso e che aspetta la prossima settimana per capire le intenzioni della Cgil.
Anche il governo deve pesare gli effetti politici di un eventuale accordo separato che il Pd respinge. La temperatura del rapporto tra il governo e il partito di Pier Luigi Bersani si abbassa ogni giorno di più, man mano che la campagna elettorale avanza e che il rapporto con i centristi, sostenitori del governo, si fa litigioso e complicato. Ed è già  tanto se l’esecutivo, in queste condizioni, riuscirà  a condurre in porto il provvedimento della Stabilità .
«La stagione dei veti è finita» tuona Raffaele Bonanni per la Cisl, tra i più convinti fautori di un accordo a prescindere dalla Cgil. Quanto alla Uil, Luigi Angeletti che su questa intesa si è sempre dimostrato scettico, ora si dice «indifferente». «La trattativa è stata fatta — è la sua posizione — il testo è scritto. Sono disinteressato. E comunque sono convinto che non si firma».
Antonella Baccaro

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