Salari aziendali, firmano tutti tranne la Cgil

by Sergio Segio | 20 Novembre 2012 16:25

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ROMA — Dentro la Uil, fuori la Cgil. L’ultimo bollettino dal fronte della trattativa sulla produttività  segnala che l’accordo unitario non è stato raggiunto. All’intesa manca un’unica firma, ma per il governo ce n’è abbastanza per convocare tutte le parti domani alle 18.30.
È possibile che in quella sede si faccia un ultimo tentativo per riportare dentro il sindacato di Susanna Camusso? La Cgil ieri, in una lettera inviata a tutte le strutture del sindacato, ha detto di considerare «non esaurito il confronto» sulla produttività  e ha chiesto che il negoziato prosegua. Ma per Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, non sembrano esserci margini per l’accordo: «L’abbiamo firmato. Noi ci crediamo e andiamo avanti. Chi c’è c’è, chi non c’è non c’è».
Del resto, a giudicare dai distinguo del maggior sindacato, sarà  difficile trovare un punto d’incontro. Per la Cgil il giudizio sulle «parti sostanziali» della proposta avanzata dalle imprese «resta negativo». Il confronto, per Camusso, deve proseguire «in particolare sul salario, sulla democrazia e sulle normative contrattuali». Secondo Camusso è necessario evitare «di far precipitare la situazione in un accordo sindacale separato», che non è «positivo per nessuno», ed è un errore «la decisione di inviare un testo conclusivo del negoziato».
«Tutti sono utili, proprio tutti, ma nessuno è indispensabile», ha commentato il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, ricordando che «abbiamo perso due mesi di tempo mentre si poteva concludere l’accordo in un giorno».
Quanto alla Uil, ieri ha firmato ma alla condizione che il governo renda «strutturale la detassazione dei premi di produttività  applicando un’imposta, sostitutiva dell’Irpef e delle addizionali, al 10% sui redditi da lavoro dipendente fino a 40 mila euro lordi annui».
Il ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, spera «profondamente» che alla fine l’ accordo «sia totale», ma «comunque siamo già  abbastanza allargati per andare avanti». Luigi Marino, presidente dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, non sembra molto d’accordo: «Massima coesione per remare tutti nella stessa direzione. È auspicabile l’intesa anche con la Cgil». E, com’era prevedibile, anche il Pd cerca di scongiurare un accordo separato: Cesare Damiano, capogruppo del Pd nella commissione Lavoro di Montecitorio, ricorda che «risulta molto difficile gestire gli accordi nelle aziende se non c’è il massimo di convergenza» e dunque sarebbe «meglio adottare una pausa di riflessione con l’obiettivo di ricomporre un quadro unitario».
Antonella Baccaro

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