by Sergio Segio | 29 Novembre 2012 7:51
Il razzismo può presentare molte differenze. Eppure, tra noi europei, alcune caratteristiche sono comuni. Sono il retaggio degli imperi, in special modo nel caso del Regno Unito, dei Paesi Bassi e della Francia, e in misura minore dell’Italia e della Germania. Derivano dall’assunto che considera superiore l’alta cultura europea e dal fatto che gli europei abbiano goduto, rispetto a quasi tutto il resto del mondo, di una maggiore ricchezza per interi secoli. Nessuna delle nostre culture ne è immune, anche se, negli ultimi anni, tutte lo hanno identificato in vario grado come spregevole o illegale.
Il razzismo, tuttavia, che proprio per la sua possibile illegalità dev’essere definito dalla legge in maniera precisa, è complesso e talvolta sfida la precisione. Ciò è sicuramente quanto sta accadendo nella moderna Gran Bretagna. La storia di un immenso impero ha lasciato un’eredità ancora viva, che porta a ritenere inferiori le altre etnie, quelle “assoggettate”. Gli imperialisti britannici consideravano il matrimonio interrazziale come immorale e persino le amicizie interrazziali erano rare. Nonostante tutto ciò, dalla fine del secolo XX, gli indiani della classe alta cominciarono a frequentare le scuole e le università ; qualcuno entrò a far parte delle professioni e restò nel Regno Unito; e infine tre furono eletti in Parlamento negli anni Venti – tra questi il primo parlamentare comunista, Shapurji Saklatvala.
L’antisemitismo è stato molto diffuso lungo tutto il secolo XX, ma anche così a migliaia di ebrei poveri provenienti dall’Est europeo fu permesso di insediarsi. La comunità ebraica più antica, che contava banchieri e mercanti quali i Rothschild e i Montefiore, diventò parte dell’establishment britannico e un suo membro, Benjamin Disraeli, fu uno dei primi ministri conservatori di maggior successo. Nel periodo postbellico, l’antisemitismo diventò meno evidente. L’immigrazione prima dall’Asia e dai Caraibi e poi dall’Africa, ininterrotta dagli anni Cinquanta, innescò un diffuso risentimento, rendendo difficile per le famiglie immigrate trovare abitazioni e posti di lavoro dignitosi e costringendole a subire un’aperta discriminazione e persino dell’odio. Nel corso dei decenni, tuttavia, i partiti con in testa i laburisti, i sindacati, le chiese, i media, le società sportive e altre istituzioni hanno intrapreso uno sforzo per affrontare il problema del razzismo. Ciò nonostante, eccolo ancora tra noi. Lo scorso sabato, i tifosi della squadra londinese di West Ham, che giocava contro un’altra squadra londinese, il Tottenham, hanno sfoggiato una repentina simpatia per l’Italia e per la Lazio, dopo che a Roma dei teppisti laziali avevano assalito, urlando espressioni antisemite, i tifosi del Tottenham dopo una partita di questa squadra con la Lazio. «Hitler viene a prendervi» hanno urlato i tifosi del West Ham tra rumori sibilanti che dovevano richiamare quello delle docce delle camere a gas dei campi di concentramento. Il Tottenham ha molti tifosi ebrei e anche il suo presidente lo è, ma è ebreo pure il co-presidente del West Ham.
Oggi, nella politica, assumere posizioni razziste, un tempo un comportamento comune, equivale a segnare la fine della carriera. Persino una barzelletta che tocchi temi razziali può essere fatale per chi la racconta e anche il Partito nazionale britannico, che dai più sarebbe definito razzista, nega di esserlo e fa il pieno di membri ebrei. Sia gli ebrei sia i musulmani ritengono però che le minacce contro le loro comunità tenderanno ad aumentare: la diffusa disoccupazione e il protrarsi della recessione potrebbero nuovamente mettere etnia contro etnia.
(Traduzione di Guiomar Parada)
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