QUEI FANTASMI DELL’IMPERO
Il razzismo può presentare molte differenze. Eppure, tra noi europei, alcune caratteristiche sono comuni. Sono il retaggio degli imperi, in special modo nel caso del Regno Unito, dei Paesi Bassi e della Francia, e in misura minore dell’Italia e della Germania. Derivano dall’assunto che considera superiore l’alta cultura europea e dal fatto che gli europei abbiano goduto, rispetto a quasi tutto il resto del mondo, di una maggiore ricchezza per interi secoli. Nessuna delle nostre culture ne è immune, anche se, negli ultimi anni, tutte lo hanno identificato in vario grado come spregevole o illegale.
Il razzismo, tuttavia, che proprio per la sua possibile illegalità dev’essere definito dalla legge in maniera precisa, è complesso e talvolta sfida la precisione. Ciò è sicuramente quanto sta accadendo nella moderna Gran Bretagna. La storia di un immenso impero ha lasciato un’eredità ancora viva, che porta a ritenere inferiori le altre etnie, quelle “assoggettate”. Gli imperialisti britannici consideravano il matrimonio interrazziale come immorale e persino le amicizie interrazziali erano rare. Nonostante tutto ciò, dalla fine del secolo XX, gli indiani della classe alta cominciarono a frequentare le scuole e le università ; qualcuno entrò a far parte delle professioni e restò nel Regno Unito; e infine tre furono eletti in Parlamento negli anni Venti – tra questi il primo parlamentare comunista, Shapurji Saklatvala.
L’antisemitismo è stato molto diffuso lungo tutto il secolo XX, ma anche così a migliaia di ebrei poveri provenienti dall’Est europeo fu permesso di insediarsi. La comunità ebraica più antica, che contava banchieri e mercanti quali i Rothschild e i Montefiore, diventò parte dell’establishment britannico e un suo membro, Benjamin Disraeli, fu uno dei primi ministri conservatori di maggior successo. Nel periodo postbellico, l’antisemitismo diventò meno evidente. L’immigrazione prima dall’Asia e dai Caraibi e poi dall’Africa, ininterrotta dagli anni Cinquanta, innescò un diffuso risentimento, rendendo difficile per le famiglie immigrate trovare abitazioni e posti di lavoro dignitosi e costringendole a subire un’aperta discriminazione e persino dell’odio. Nel corso dei decenni, tuttavia, i partiti con in testa i laburisti, i sindacati, le chiese, i media, le società sportive e altre istituzioni hanno intrapreso uno sforzo per affrontare il problema del razzismo. Ciò nonostante, eccolo ancora tra noi. Lo scorso sabato, i tifosi della squadra londinese di West Ham, che giocava contro un’altra squadra londinese, il Tottenham, hanno sfoggiato una repentina simpatia per l’Italia e per la Lazio, dopo che a Roma dei teppisti laziali avevano assalito, urlando espressioni antisemite, i tifosi del Tottenham dopo una partita di questa squadra con la Lazio. «Hitler viene a prendervi» hanno urlato i tifosi del West Ham tra rumori sibilanti che dovevano richiamare quello delle docce delle camere a gas dei campi di concentramento. Il Tottenham ha molti tifosi ebrei e anche il suo presidente lo è, ma è ebreo pure il co-presidente del West Ham.
Oggi, nella politica, assumere posizioni razziste, un tempo un comportamento comune, equivale a segnare la fine della carriera. Persino una barzelletta che tocchi temi razziali può essere fatale per chi la racconta e anche il Partito nazionale britannico, che dai più sarebbe definito razzista, nega di esserlo e fa il pieno di membri ebrei. Sia gli ebrei sia i musulmani ritengono però che le minacce contro le loro comunità tenderanno ad aumentare: la diffusa disoccupazione e il protrarsi della recessione potrebbero nuovamente mettere etnia contro etnia.
(Traduzione di Guiomar Parada)
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