by Sergio Segio | 16 Novembre 2012 5:46
ROMA — Nessuna marcia indietro, nessuno stop. Nonostante l’intenzione ribadita anche ieri da Alfano in pubblico e da Berlusconi in privato — se non si accorperanno voto per le Regionali e voto per le Politiche il Pdl è pronto a togliere la fiducia al governo dopo il varo della legge di stabilità —, le primarie vanno avanti.
O meglio, va avanti la loro organizzazione, perché il segretario ha in testa una cosa chiara: comunque vada a finire, per tenere assieme e vivo il partito, perché non ne esca smembrato o risucchiato da liste più o meno ispirate o condotte da Berlusconi, la sua leadership e quella del gruppo dirigente del Pdl che lo sostiene deve essere legittimata sul campo.
Ieri, nel totale bailamme di una giornata di trattative segrete e tentativi palesi di modificare le date dei due voti, attualmente previsti il 10 febbraio per Lombardia, Lazio, e Molise e il 7 aprile per le Politiche, da via dell’Umiltà è stato ufficializzato il calendario delle primarie, scadenzato come da previsioni: il 16 dicembre si voterà nelle tre regioni chiamate al rinnovo, dal 20 gennaio al 3 febbraio, per tre domeniche consecutive, a gruppi in tutte le altre.
È un modo per mettere un argine a chi le primarie non le vuole. Silvio Berlusconi sopra a tutti, che ai suoi interlocutori anche ieri ha ripetuto come per lui si tratti di uno «spreco di energie e di denaro», di un passaggio «inutile» se non dannoso, di un appuntamento da far saltare, possibilmente arrivando al voto anticipato a febbraio, anche a costo di togliere la fiducia al governo. Insomma — ha ribadito anche a Rocco Crimi, ex tesoriere — non si chieda nemmeno un euro a lui, perché non lo caccerà .
E non è un problema da poco quello del finanziamento di una competizione che Alfano appunto è deciso a tenere a tutti i costi. Le dimissioni di Crimi, fedelissimo del Cavaliere, complicano anche le piccole operazioni di spesa, rendendo tutto più arduo, mentre ieri, all’incontro con i coordinatori, il tema delle casse vuote è stato sollevato da molti. Ma il segretario non intende fermarsi: anzi, il suo asse con Casini e Fini, che si è formato nelle ultime ore per arrivare a una mediazione che porti all’election day a marzo, ha come fine anche il mantenimento di tempi utili per svolgere le primarie, in quel caso eventualmente accorpate, come già suggerisce La Russa.
Ma il clima resta pesante nel partito, e tutto è a rischio. Ieri la notizia di una possibile candidatura di Marina Berlusconi, subito smentita da palazzo Grazioli e in serata anche dall’interessata, ha provocato l’ennesimo scontro tra gli ex An e i fedelissimi dell’ex premier (Bondi, Repetto, Biancofiore) visto che il primo non aveva mostrato particolare entusiasmo rispetto alla possibile discesa in campo. E proprio gli ex An attirano sospetti e invidie di una parte dell’area ex forzista per quello che sembra un patto di ferro siglato con Alfano: domani a Milano si riunirà la componente con ospite proprio il segretario e lo slogan «mai con la sinistra» (apprezzato anche da Giorgia Meloni, che potrebbe nelle prossime ore decidere di candidarsi alle primarie).
Il clima insomma resta teso, e l’attesa di una mossa di Berlusconi aumenta il nervosismo. Sia di chi quel «dinosauro dal cilindro» lo aspetta come manna, sia di chi lo teme come il demonio. Fosse anche una lista di imprenditori, battezzata da Briatore: se arriverà , hanno già avvertito gli ex An «noi ce ne andremo».
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