“Pericolose quelle terapie con le staminali”
ROMA — «Pericolose per la salute ». Il ministero della Salute boccia definitivamente quello che è stato definito il “metodo Di Bella delle staminali”. Ovvero, la presunta terapia proposta dalla Stamina foundation di Davide Vannoni, laurea in lettere e filosofia (si autodefinisce «neuroscienziato »). E di Marino Andolina, medico coordinatore del “Dipartimento trapianti adulti e pediatrico” presso l’Irccs Burlo Garofalo di Trieste. La loro terapia staminale è stata al centro di una querelle politico- giudiziaria-scientifica nazionale: messi sotto inchiesta dal procuratore torinese Guariniello. Legittimati da due giudici che ne hanno autorizzato la cura su due bambine, Celeste a Venezia, e Smeralda a Catania, entrambe affette da gravissime malattie degenerative. Poi di nuovo stoppati dal Tar, quindi «convenzionati» e accolti in una stanza nell’Asl “Spedali civili” di Brescia. Il loro inserimento in questa struttura sanitaria pubblica bresciana aveva fatto scattare un’inchiesta da parte di una commissione voluta dal ministro della Salute Balduzzi composta da Iss, Nas e Aifa con il fine di riportare ordine nella caotica vicenda.
Ora, finalmente, è arrivata l’ultima relazione della Commissione ministeriale redatta da uno dei massimi esperti di biologia delle cellule staminali in Italia, Massimo Dominici. Le sue conclusioni sono senz’appello. Nanni Costa, dell’Iss (e presidente del Comitato trapianti del Consiglio d’Europa), ne spiega, in sintesi, i principali punti. «Il metodo Stamina — dice Costa — è pericoloso per la salute perché a volte ai pazienti è inoculato materiale biologico prelevato dallo stesso malato. Ma altre volte vengono iniettate cellule prelevate da terze persone, con il rischio di contagio batterico e virale che ciò comporta». «Le metodologie di preparazione dei preparati — aggiunge — sono grossolane, con errori marchiani, e del tutto fuorilegge. I laboratori sono in luoghi non adatti. Sui vasetti che conservano i tessuti prelevati ci sono etichette scritte a matita, per lo più incomprensibili. Quelli di Stamina, poi, hanno detto che con le loro cellule vogliono fare alcune cose, in realtà quelle cellule possono avere effetti collaterali imprevisti. Hanno fatto confusione con i brevetti e non hanno mai pubblicato un risultato delle loro ricerche nelle pubblicazioni scientifiche». Il documento di Dominici consente ora al procuratore Guariniello, che ha chiuso l’indagine preliminare, di procedere al rinvio a giudizio dei 12 indagati che avevano proposto le loro cure a una settantina di persone. Il laboratorio torinese delle cellule staminali di Vannoni, Andolina e soci «era ricavato — scrive Guariniello — in uno scantinato abusivo gestito da due ucraini». Ma si avvalevano anche di un altro scantinato nella repubblica di San Marino «nell’intento palese di sfuggire ai controlli delle autorità italiane». Per convincere ad accettare il loro metodo, gli esperti della Stamina, onlus senza fine di lucro (che, però, si faceva pagare dai 7 ai 50mila euro), mostravano ai familiari dei malati i video «di un ballerino russo affetto da Parkinson che si alzava dalla carrozzella e tornava a ballare». «Di una giovane paralizzata dalla Sla che riprendeva a camminare». «Di un uomo che guariva da una grave forma di psoriasi alle mani». Ma si trattava solo di un inganno: di qui, la contestazione da parte del procuratore torinese del reato di associazione per delinquere e truffa.
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