by Sergio Segio | 17 Novembre 2012 8:28
ROMA — Accordo separato in vista sulla produttività . La Cgil non firmerà il testo che la Confindustria insieme a tutte le altre associazioni imprenditoriali ha inviato ieri ai sindacati e sul quale c’è già l’intesa di Cisl e Uil, pronte a sottoscriverlo già oggi.
Decisiva la questione Fiom: Susanna Camusso, segretario generale di Corso d’Italia, ha chiesto di riammettere i metalmeccanici della Cgil al negoziato già in corso per il rinnovo del contratto della categoria. Ma ha ricevuto una risposta negativa degli altri. «Tutto può accadere — ha dichiarato il leader della Uil, Luigi Angeletti — fuorché la Fiom si segga, ora, al tavolo della trattativa senza aver prima riconosciuto la legittimità di quel contratto. Al ridicolo non c’è mai fine».
Il presidente della Confindustria, Giorgio Squinzi, ha accusato la Cgil «di aver cambiato idea». Per il numero due della Cisl, Giorgio Santini «è la Cgil che si è
autoesclusa». E, d’altra parte, a questo punto è del tutto improbabile che possa incrinarsi l’asse tra la Camusso e il leader della Fiom, Maurizio Landini. Si torna agli accordi separati dopo la parentesi del 28 giugno 2011 con il protocollo condiviso sugli assetti contrattuali e la rappresentanza sindacale. Sul tavolo ci sono anche gli 1,75 miliardi nel triennio 2013-2015 (dai due miliardi iniziali sono stati tolti 250 milioni destinati alle terre alluvionate) stanziati nella legge di Stabilità per incentivare il salario legato a performance di produttività . Squinzi sembra aver rotto gli indugi ed è intenzionato ad andare all’accordo separato. Ieri durante la riunione del Consiglio dei ministri è stato fatto il punto sul negoziato, al quale il governo comunque non partecipa. Di certo la vicenda è seguita con attenzione dal Capo dello Stato, Giorgio Napolitano.
Ieri la Camusso, dopo la riunione di giovedì del Comitato direttivo confederale, ha fissato “i paletti” della Cgil in una lettera inviata ai presidenti di tutte le associazioni imprenditoriali (Confindustria, Rete Imprese, Abi, Cooperative e Ania). Nella lettera, il leader della Cgil definisce «grave» l’ipotesi (come si è visto realistica) di un accordo separato tanto più in uno scenario recessivo destinato a peggiorare nel corso del prossimo anno. Poi considera molto serio il rischio che attraverso un decentramento contrattuale non ben definito (come sarebbe secondo la Cgil la bozza di testo confindustriale) il contratto nazionale non possa più svolgere completamente la funzione di tutelare il potere d’acquisto delle retribuzioni.
Questioni sindacali, dunque, ma anche questioni politiche. La Cgil è critica nei confronti della politica del governo Monti. Scrive la Camusso di un «confronto nato male, che non tiene conto delle relazioni sindacali e di svolgimento della stagione contrattuale ». Ma soprattutto di un confronto «proposto dal governo che continua per contro — sostiene Camusso — a non attivare politiche per la crescita».
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