OGNI PIOGGIA È EMERGENZA

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Non c’è bisogno di avere studiato alla Bocconi per capire che i danni prodotti dai disastri naturali, in termini di rovine materiali e soprattutto di vittime umane, sono largamente superiori ai costi della prevenzione.
Eppure, anche sotto il governo dei tecnici, si continua a inseguire il mito delle Grandi Opere – come il Ponte sullo Stretto di Messina – piuttosto che provvedere adeguatamente all’ordinaria manutenzione e alla messa in sicurezza del territorio.
Per l’Italia, questo sarebbe invece un doppio investimento: da una parte, appunto, per ridurre l’impatto delle calamità  e quindi risparmiare fondi pubblici; dall’altra, per salvaguardare l’immagine dell’Italia e il suo residuo appeal turistico. Nel frattempo, assistiamo increduli e indignati allo stop che l’Europa vorrebbe imporre sugli aiuti ai terremotati dell’Emilia, secondo una logica perversa e inaccettabile del ricatto o della ritorsione.
Ha ragione allora chi – come il governatore della Puglia, Nichi Vendola – proprio davanti all’incolpevole ministro della Coesione territoriale, Fabrizio Barca, sfida il governo sul cosiddetto “patto di stabilità ”, annunciando l’utilizzo della liquidità  a disposizione della sua Regione per aprire o riaprire i cantieri. Il diktat europeo non può arrivare fino al punto di imporre, oltre alla recessione economica, anche il degrado ambientale.
C’è un consumo selvaggio del suolo, come denunciano da tempo gli ambientalisti, che soffoca il nostro Paese con un diluvio di asfalto e cemento. E sappiamo bene che, soprattutto nelle regioni meridionali, questa devastazione continuata e recidiva è alimentata spesso dagli interessi dell’eco-mafia, dalla lobby occulta della criminalità  organizzata, dal malaffare e dall’abusivismo. Quando poi a tutto questo s’aggiunge la forza degli elementi, allora la vulnerabilità  endemica del Paese viene messa drammaticamente a nudo dalla mancanza cronica di prevenzione: tanto più grave di fronte al mutamento climatico e al riscaldamento del pianeta, entrambi ampiamente annunciati.
Qui, però, non si tratta di una catastrofe, di un cataclisma, di uno tsunami. Per quanto intensa possa essere, una pioggia autunnale non può spaccare in due la Penisola, far crollare ponti, isolare interi paesi, interrompere l’autostrada o la ferrovia, provocare morti.
Queste sono colpe e responsabilità  degli uomini. Di tutti coloro che, a livello nazionale o locale, malgovernano da troppo tempo il territorio, l’ambiente, la natura, il paesaggio, depredando l’Italia dei suoi beni comuni e delle sue risorse collettive più preziose. Soltanto una forte “Azione popolare”, per riprendere il titolo dell’ultimo libro di Salvatore Settis, può restituire forse a tutti noi questo fondamentale diritto di cittadinanza.


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