No ad Ayraultport, che brutto ambiente
PARIGI. Oggi ci sarà una nuova manifestazione a Notre Dame des Landes, 25 chilometri a nord-ovest di Nantes, dove dovrebbe sorgere il nuovo aeroporto della città . L’obiettivo è rioccupare le terre da dove i proprietari sono stati espulsi, costruire in fretta nuove abitazioni per impedire la realizzazione del progetto guidicato «faraonico». Da metà ottobre le proteste si sono intensificate e la repressione è stata molto forte contro chi si è opposto alle espulsioni. Negli ultimi giorni la tensione è salita. Un guardiano è stato aggredito e ferito, ma gli oppositori, finora organizzati in un movimento pacifico, negano di essere stati responsabili della violenza. Contro la costruzione del nuovo aeroporto lottano da tempo agricoltori locali, gli «sloggiati» che hanno perso la casa, gli «squatters» che dal 2009, su domanda degli abitanti, sono venuti sul posto e hanno messo in piedi un modo di vista alternativa. Secondo la Prefettura, la lotta contro l’aeroporto avrebbe attirato a Nantes anche degli stranieri, «anarchici» li ha definiti il prefetto, che vorrebbero solo portare disordine. Nei fatti, ecologisti, altermondialisti, Parti de gauche, ma anche il centrista MoDem, si oppongono alla costruzione di un nuovo aeroporto. Sul fronte opposto, il progetto è approvato dall’Ump (il partito di Sarkozy) e dal Ps locale. Il primo ministro, Jean-Marc Ayrault, è stato a lungo sindaco di Nantes e il nuovo aeroporto – l’ «Ayraultport» – è una sua eredità avvelenata, che rischia di trasformarsi, quarant’anni dopo, in una replica della storia del Larzac degli anni ’70-’80. Gli agricoltori si ribellano contro le espropriazioni di terreni agricoli. Sostengono che è uno spreco mettere del cemento su terre umide, peraltro protette dalla legge sull’acqua. I ricorsi ai tribunali si sono moltiplicati, le prime sentenze sono state negative per gli oppositori, che però si propongono di non cedere, fino a quando la via giudiziaria non sarà esaurita.
La storia di Notre Dame des Landes dura da quarant’anni. Lo stato sta comprando terreni da decenni e chi si è rifiutato di vendere è ora minacciato di espropriazione. Il nuovo aeroporto dovrebbe sorgere su un terreno di 1700 ettari. Per i difensori del progetto, Nantes, capitale regionale ambiziosa, ha bisogno di un nuovo scalo e di una seconda pista di atterraggio. Affermano che non è possibile estendere l’aeroporto attuale, situato sui comuni di Bougenay e Saint-Aignan-Grandlieu, perché attorno è tutto costruito. Secondo i promotori, migliaia di persone sarebbero vittime dell’inquinamento acustico dell’aeroporto attuale, troppo vicino alla zona abitata. Sostengono che Nantes ha bisogno di un aeroporto internazionale per favorire lo sviluppo economico.
Gli oppositori contestano punto per punto questa tesi. Secondo Franà§oise Verchère, consigliera del dipartimento della Loire-Atlantique per il Parti de Gauche, «a Nantes c’è già un aeroporto internazionale», mentre il nuovo risponderebbe a una logica speculativa: «Da un lato vogliono recuperare terreni per urbanizzare, dall’altro sostengono che il nuovo aeroporto genera nuovo traffico, ma da tempo ho imparato che non è l’organo che crea la funzione». Secondo gli oppositori, l’obiettivo è fare una seconda pista per attirare maggiore traffico, anche se, precisa la consigliera, «è da dieci anni che il traffico stagna, sui 40-45mila movimenti». Del resto, la vecchia pista resterà operativa, perché qui c’è un sito di Airbus, che ha bisogno di far decollare gli aerei in prova. Jean-Luc Mélenchon sostiene la lotta e accusa Ayrault, soprattutto dopo gli ultimi episodi di repressione dei manifestanti, di mettere «la forza pubblica al servizio dei privati»: difatti, il contratto di costruzione del nuovo aeroporto è stato firmato con il gigante dei lavori pubblici Vinci. «La partnership pubblico-privato – spiega il segretario generale di Europa Ecologia-I verdi, Pascal Durand – andrà a vantaggio di un operatore privato, Vinci, facendo sborsare centinaia di milioni di fondi pubblici, che sarebbero molto più utili da investire nel traffico ferroviario».
La frattura tra Ps e Verdi su Notre-Dame des Landes potrebbe addirittura avere conseguenze sugli equilibri politici del governo Ayrault: gli ecologisti, già sotto tensione su altri fronti, potrebbero uscire dal governo, i due ministri (Cécile Duflot e Pascal Canfin) potrebbero dimettersi causando una crisi politica per Hollande. I Verdi chiedono che venga riaperta una discussione con la popolazione. Un’inchiesta pubblica, del resto, ha suggerito una moratoria sul progetto. Per Hollande, il caso di Notre-Dame des Landes potrebbe trasformarsi nel Larzac contemporaneo: dopo che nell’ottobre del ’71, l’allora ministro della difesa, Michel Debré, decise di ingrandire il campo militare sull’altopiano del Larzac, iniziò una contestazione durata dieci anni, fino alla vittoria dell’81, quando il nuovo presidente, Franà§ois Mitterrand, scelse di annullare l’operazione. I terreni acquisiti dallo stato, 63 ettari, sono poi stati dati in gestione alla Società civile terre del Larzac, che li ha affidati a dei produttori (Roquefort, allevamento) tra cui il leader contadino José Bové (ora europarlamentare). Il Larzac è rimasto un luogo di contestazione e di riflessione: nel 2003 più di 200mila persone sono venute sull’altopiano per una grande manifestazione altermondialista
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