Nichi alle sinistre «Proviamoci»

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«No agli errori del passato, le risse ma soprattutto la subalternità ». Vendola a Bari: «Dobbiamo tentare di rompere il recinto del neoliberismo»«Nichi libera tutti» è lo striscione che lo aspetta in piazza della Prefettura a Bari, ed è vero quello che dice il tamtam impazzito delle ultime ore sui social network, questo non è «il solito comizio» per Nichi Vendola, è un voto – quello di oggi – in cui lui insieme a un pezzo di sinistra si giocano l’osso del collo: la scommessa di ancorare a sinistra il futuro centrosinistra. «La mia presenza ha costretto tutti i candidati a prendere le distanze da Monti», ha detto ieri al manifesto. Ma Monti scalpita, l’Udc ieri ha assicurato che il professore sarà  l’icona delle liste centriste. Per questo Vendola chiama a raccolta la sinistra, quella che è «andata in vacanza», «in astinenza», per la quale «non è il tempo di riposare», le prime cose che dice dal palco. 
Nel pomeriggio il presidente della Puglia alla «cara sinistra» – cioè non solo ai suoi, ma a anche a quelli che alle primarie mai, a quelli che con il Pd mai, con gli amici di Monti mai – manda una videolettera, un’ultima chiamata per i gazebo: «Il campo in cui giocare è questo qui». Non c’è la baldanza della propaganda. Il tono è a misura di un elettorato appassionato ma anche critico, che lui conosce bene e di cui è stato dirigente per una vita: «Non c’è un esito scontato, c’è un campo di battaglia. È quello in cui a noi tocca il compito – qualunque sia il sentimento o il risentimento che ci portiamo addosso – di provare a rompere il recinto delle culture liberiste». E qui cita (solo gli amanti del genere se ne accorgeranno) cambiando il significato, un «padre» politico, Fausto Bertinotti, che a quest’ultimo giro non l’ha voluto accompagnare, lui che invece nel 2005 alle primarie di Prodi pure partecipò; e che poi fu candidato premier della sinistra Arcobaleno, nell’orribile 2008 in cui la sinistra fu asfaltata e divenne extraparlamentare. Un’era geologica fa, non c’era Grillo, l’astensione era a livelli di guardia, ma non la valanga che segnalano oggi i sondaggi. Una sconfitta che a partire da oggi Vendola vuole ribaltare. «Ce la possiamo fare, forse non ce la faremo. Ma penso, cara sinistra, che sarebbe una colpa grave non provare a romperlo quel maledetto recinto», dice Vendola. Negli stessi minuti Paolo Ferrero, segretario del Prc, ormai lontano mille miglia dalle primarie, chiede agli elettori di Vendola almeno di «firmare per i referendum sull’art.18 e sull’art.8». Anche Vendola sostiene i referendum sul lavoro. E anche Di Pietro, e quel che resta dell’Idv. Come si organizzerà  la sinistra è uno dei busillis del dopo-gazebo, che inizi oggi o al ballottaggio del 2 dicembre. Gli arancioni invocano il pm Ingroia come premier, De Magistris promette altri «nomi» per il 12 dicembre ma chiama l’Idv , che invece è in fila per rientrare nel centrosinistra. Ieri Bersani ha risposto un «sì con molti se». Il Pdci vota Vendola, al primo turno, poi nel caso Bersani. .Persino alcuni dirigenti radicali voteranno per Renzi. La riedizione dell’Unione è lo spauracchio che agitano le destre, che dovrebbero piuttosto farsi le primarie loro. Vendola dal palco scandisce: «La nuova coalizione non ripercorrerà  gli errori del passato», che sono «rissosità » ma anche «subalternità  culturale». Ancora ieri Renzi gli ha ricordato che la sua parte politica per due volte ha fatto cadere il governo Prodi. Vero per il ’98, falso per il 2008: fu Mastella. Ma fa comodo al Pd dimenticarlo, per dare l’idea che l’Udc sarebbe un alleato affidabile. «Un compromesso con Casini è impossibile», ha ripetuto ieri al manifesto Vendola. Un’altra delle incognite del dopo-gazebo. Come un’incognita resta l’atteggiamento che avrà  Renzi sulla coalizione. «Se uno vota per Bersani e poi, ad esempio, vince Vendola, non è moralmente obbligato a votare per Vendola». Il sindaco di Firenze si lascia le mani libere. Si vedrà  stasera per cosa e fino a quando. 
Un milione e mezzo di elettori già  registrati («un traguardo», esulta Bersani) dalla percentuale del leader Pd dipende il futuro del centrosinistra e del governo, anche se c’è chi scommette che il vincitore di oggi non sarà  mai premier. Vendola è terzo nei sondaggi, che – ricorda lui – hanno avuto torto nelle ultime 4 competizioni in Puglia: 2 primarie e 2 regionali stravinte. Oggi si gioca tutte le sue carte: ha iniziato la campagna per ultimo, solo dopo l’assoluzione dal processo che gli pendeva sulla testa. Dietro il palco, con l’inseparabile portatile, Dino Amenduni, coordinatore dello staff dei social network, non smette di inviare in rete «pezzi di vita» del candidato. Stasera «si twitta anche con il cuore», spiega, per la prima volta appare un video di Ed, il fidanzato di Nichi, che fino a questa campagna si è tenuto rigorosamente in disparte. Vendola fa appelloancora appello a tutti, lo dice anche la ragazza accanto a lui, nella lingua dei segni: lavoratori, studenti pacifici in piazza «questa classe dirigente non ha più alibi», la Cgil «che non va lasciata sola». A tutti chiede di dargli la possibilità  di «giocare la partita»


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