Napolitano e il dopo voto: «Il cammino è segnato»

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NAPOLI — No, nessun diluvio dopo il governo tecnico. Nessuna sorpresa elettorale farà  andare alla deriva l’Italia rispetto alla rotta tracciata negli ultimi dodici mesi da Palazzo Chigi. Lo assicura Giorgio Napolitano e lo conferma Mario Monti, correggendo se stesso. Spiega il presidente della Repubblica: «Sono convinto che si è segnato un cammino da cui il Paese non potrà  discostarsi. E d’altra parte, partiti che hanno posizioni diverse dicono che vogliono aggiungere qualcosa» all’operato dell’attuale esecutivo, «non distruggere. Mi pare che questo sia un elemento che possa dare fiducia e tranquillità  ai nostri amici per il futuro dell’Italia». E sottolinea il Professore: «Qualsiasi cosa accadrà  nella politica italiana, penso che si tratterà  di governi responsabili e che faranno ancora meglio per far progredire l’economia, il risanamento, le riforme».
Il doppio scongiuro (chiamiamolo così) rimbalza tra Napoli, dov’è in visita il capo dello Stato, e il Qatar, dov’era in missione ieri il premier. Due dichiarazioni perfettamente sinergiche, nell’intento di sgombrare le polemiche nate dalla «non garanzia» di Monti sul futuro pronunciata domenica e, nel contempo, responsabilizzare i partiti, almeno quelli maggiori, a una missione che non può essere aggirata. Una rassicurazione agli «amici» europei e internazionali, tra i quali cresce appunto il timore sulla coerenza dell’impegno italiano dopo il voto di marzo. Ma che mira anche a sdrammatizzare in casa nostra il peso di alcune incognite sui condizionamenti a una prospettiva di stabilità  con i nuovi assetti politici.
Non si rassicura il presidente: «Quando ci sono libere elezioni nessuno può prevedere il risultato. C’è sempre un certo grado di rischio quando si vota, vogliamo per questo non votare? O, per essere tranquilli, vogliamo scrivere a tavolino il risultato delle urne? Vedremo come si esprimeranno i cittadini… e sulla base del risultato si dovranno trovare le soluzioni idonee per governare stabilmente il Paese, mettendo a frutto il lavoro del governo Monti». E aggiunge il Professore, in una sorta di duetto a distanza: «Le elezioni metteranno in evidenza le forze più efficaci e influenti della società …».
Per entrambi bisogna, insomma, coltivare una ragionevole fiducia, nella convinzione che il percorso imboccato è senza alternative. Del resto, incalza Napolitano, durante un vertice trilaterale con il collega tedesco Gauck e il polacco Komorowski, «non possiamo lasciare alle prossime generazioni il terribile peso del debito pubblico, per il quale paghiamo 80 miliardi di euro all’anno solo di interessi passivi… è un problema fondamentale, anche e soprattutto dal punto di vista morale». Un problema da affrontare inquadrandolo nella prospettiva di «una maggiore integrazione tra le politiche economiche, fiscali e di formazione e lavoro dei Paesi europei… Infatti, solo così si possono collocare azioni efficaci per dare lavoro ai giovani, specie dove la disoccupazione è insopportabilmente alta, ad esempio nel nostro Sud».
È un cenno, questo, dell’appello che i tre capi di Stato lanciano da Napoli, al termine di un incontro che ha contemplato pure un loro confronto pubblico con un gruppo di studenti a Palazzo Reale (mentre altri studenti li contestavano blandamente dalla piazza). Il presidente, comunque, dopo aver insistito sulla continuità , ha fissato pure qualche paletto a futura memoria. Con un no ad una «austerità  perenne», anche se certo «non possiamo scherzare con la questione del debito pubblico». E con un invito a «ridurre la spesa piuttosto che inseguire politiche di ulteriore inasprimento fiscale», mettendo infine in atto «misure adeguate a nuovi indirizzi per la ripresa e la crescita».


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