Napolitano boccia le elezioni anticipate “Non ci sono le condizioni per votare”

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ROMA â€” Stanco d’essere tirato per la giacca, Napolitano spedisce un nuovo messaggio, a scanso di equivoci: io non sciolgo le Camere, senza passare prima dalla riforma elettorale. Nella nota, che nella “diplomazia” del Colle viene targata come proveniente da «ambienti del Quirinale », il bersaglio primo sono le indiscrezioni di stampa che battono sul tasto dello scioglimento a fine gennaio, e che vengono smentite. «Non si coglie il senso del parlare a vuoto di elezioni anticipate — si legge infatti nella nota — non essendone presentate le condizioni e non emergendo motivazioni plausibili». Appunto, manca la riforma del Porcellum, oltre che l’approvazione della legge di stabilità , e del resto non si è aperta alcuna crisi di governo che sul piano istituzionale possa giustificare un atto del capo dello Stato per la chiusura anticipata del Parlamento. Monti anzi, come ha spesso messo in evidenza Napolitano, ha molto ancora da fare, dalle leggi di spesa al rispetto degli impegni europei.
Però non è solo agli scenari disegnati dai giornali che è rivolto lo stop del capo dello Stato. Perché l’ipotesi è sul tavolo dei partiti. Casini e Alfano hanno apertamente evocato la possibilità  di votare prima, in chiave election day con le regionali, e Bersani avrebbe affrontato il nodo direttamente col presidente della Repubblica. Anche se nessuno dei leader della maggioranza, secondo quel che filtra dal Colle, ha mai ufficialmente sollecitato il capo dello Stato a “mettere in moto” la macchina dello scioglimento. Tuttavia le manovre per anticipare i tempi mentre la riforma elettorale è ferma sul binario morto si traducono, in pratica, nel tenersi il Porcellum. Magari imbellettato. Operazione che il Quirinale non ha alcuna intenzione di coprire. Così smentendo “Libero” che racconta di un capo dello Stato ormai rassegnato alla leggeporcata, Napolitano ha inteso parlare tutti i partiti: nessuno si faccia illusioni, cambiare la legge elettorale resta la priorità  fino all’ultimo giorno utile della legislatura.
Il clima politico resta agitato. A Casini, che ha rilanciato il patto con Bersani a condizione che il Pd rompa con gli estremisti di Sel, replica Vendola: «Le alleanze si fanno sui programmi non sui veti di Casini». Dal centrodestra arriva invece la risposta di Cicchitto, che profetizza la fine del leader dell’Udc come «un nuovo Prodi» e Vendola nei panni di «novello Bertinotti». Berlusconi prova a recuperare la Lega (la soglia del 5 per cento non valga per partiti che in tre regioni superano il 15 per cento) e apre all’assemblea costituente suggerita da Marcello Pera, da affiancare al nuovo Parlamento, con 75 componenti come quella del ‘47: «Può essere formata da quei parlamentari d’esperienza, presenti nelle Camere da molti anni, che potrebbero lasciare spazio in Parlamento alle nuove generazioni».
Per Giorgio Napolitano il nodo centrale da sciogliere nel Porcellum resta il rispetto dell’indicazione della Corte costituzionale sulla necessità  di uno sbarramento per incassare il premio di maggioranza, soglia che alcune proposte fissano attorno al 40 per cento, con grandi resistenze però di chi teme (con i partiti tutti sotto quell’asticella) una riedizione del governo di grandi intese. Nel Pdl, Cazzola plaude alle parole di Napolitano («ha fatto bene ad intervenire »), Bondi invece polemizza: «Perché dire di no all’election day e buttar via così tanti soldi? ». Ma per le regionali la data del 27 gennaio è ancora del tutto ipotetica, l’accorpamento con le politiche potrebbe perciò scattare anche in aprile, alla scadenza naturale della legislatura.


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