by Sergio Segio | 18 Novembre 2012 8:43
BANGKOK — Negozi chiusi e saracinesche abbassate, uffici chiusi in anticipo per permettere agli impiegati di tornare a casa, intere linee di treni e autobus fermi, taxi compresi. Questa era ieri Mumbai – e sarà così anche oggi dopo l’annuncio della morte di Bal Thackeray, 86 anni, il più fondamentalista tra i nazionalisti hindu, l’uomo che fondò il potente partito ultrareligioso Shiv Sena contro l’«islamizzazione dell’India» e contro l’eccessiva presenza nel Maharastra di immigrati dal Sud del Paese e dal Bihar.
Non è quindi solo un coprifuoco di lutto, per Mumbai: un fremito di paura e tensione ha percorso la capitale commerciale dell’India con i suoi 14 milioni di abitanti e altre città dello Stato dove sono le roccaforti dello Shiv Sena. Abituati alle violenze ideologiche del passato, i cittadini sanno che ogni scintilla potrebbe trasformarsi in tragedia, mentre migliaia di attivisti (gli Shiv Sainik) hanno già cominciato a riversarsi in strada per rendere omaggio al loro guru, con la tristezza pronta a trasformarsi in rabbia irrazionale.
Segnali ci sono già stati: sassaiole contro chi non abbassava le saracinesche, il capo della polizia municipale ha invitato i cittadini “a uscire di casa solo per motivi urgenti”, perché nessuno può prevedere cosa succederà nelle prossime ore: 20mila agenti e soldati delle truppe scelte sono in allerta perché i sostenitori dello Shiv Sena di Thackeray, presieduto oggi dal figlio Uddhav, potrebbero scontrarsi con i militanti del Maharashtra Navniraman Sena (MNS), guidati da un nipote del leader morto, Raj, considerato un traditore perché lasciò il partito dello zio e ora si appoggia al Congresso che governa lo Stato. Ma le violenze potrebbero indirizzarsi verso gli immigrati, o i musulmani, i nemici n. 1 del leader morto.
Baj Thackeray è stato un uomo controverso e temuto, fin da quando lasciò una carriera di vignettista di successo per entrare in politica negli anni ’60. Non era un sacerdote, ma il suo modo di vestirsi, con abiti arancioni, la barba folta e una lunga collana di preghiera, la sua devozione al dio Shiva, la sua religiosità estrema applicata in politica (si disse anche «fervente ammiratore di Hitler »), lo hanno trasformato un guru de “l’India agli induisti”. Fu il primo, tra l’altro, ad esaltare la distruzione della moschea di Ayodhya con il massacro di 3000 musulmani, e alimentò con comizi accesi le sanguinose rivolte anti islamiche di Mumbai del dicembre ’92 e gennaio ‘93.
Le sue teorie estremiste l’hanno portato alla leadership di un movimento popolare e di un partito che è stato a lungo in maggioranza nel governo locale, nonché alleato del partito ortodosso BJP alla guida dell’India per molti anni. Cosa che non dovrebbe cambiare per le elezioni politiche del 2014, con il BJP che conta sull’influenza del leader scomparso per togliere il primato al Congresso. Oggi i funerali, con politici nazionali e star di Bollywood.
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